Cartografia |
_________________________________________
notte di poesia, non sei la notte dei poeti
non
è poeta quel viandante culo di mastice, tira
sull’acceleratore -
il primato della
scimmia sulla polvere -
non
è poeta il brumista che tentenna il cuore nel gioco di luci,
chiama
uno sterile incontro, va il passare degli ultimi carri barocchi
carichi
di corrente e di idiozia
no,
non è poeta neppure l’ultimo poeta rimasto della terra
lo conosciamo tutti, e almeno una volta
lo abbiamo veduto,
ne abbiamo sentito parlare nei conviti marginali
delle poche streghe disposte
ad insegnarci qualche trucco per
campare.
*
lo vedo da dietro alle mie lenti spesse
di cieco grecale, lì fra i suoi limoni,
le carte profumate d’incenso
senza destinazioni, la china delle maree distesa fra i lampi
e le zagare di un
tempo furtivo, vecchio più che antico,
un tempo da rigattiere,
un
tempo a prezzo poco vantaggioso, vedi le crepe,
le
incrinature del mantice...
e
se ne sta lì, l’ultimo poeta verde,
lo vedo aggiustare la lampada sul
cuore: guarda - dice a uno dei fantasmi
capitati a tiro - guarda com’è piccolo e scabro e mendico il
mio cuore farfallino.
lo vuoi in cambio di… fa’ tu un’offerta, ma non accetto vergogna…
in cambio,
no, non voglio vergogna...
no, non voglio vergogna...
*
la mia città di fili
sottili, la mia città
di coltelli tenerissimi,
la mia città di taverne
di cuori solitari;
vino argento: fiore del
suono - l’abuso dei campanili…
e qualcuno dirà
e qualcuno dirà
che era paura
di perdere l’indice sul rigo della meta.
questa è la mia cittá perduta in un refolo di charago impertinente,
questa è la mia cittá perduta in un refolo di charago impertinente,
fredda il sudore dell’alba alle mie
dita -
meglio avrei voluto quella sera vibrarti il mio violino
parolaio,
da un cespo di rose, col mio naso di cera sotto la maschera
buona, dirti che l’amore
non ha a che fare con le lune dei poeti, ma forse sì il resto: quel bivacco
di sguardi tenutari
quella pelle muta contro lo strofinio
dei cieli semenzali,
quel bianco che fece ombra alla notte, un velo sulle mie parole di ciuco: corona
per dormici e mai
toccare quella del tuo
respiro, quel filo di
voce che saliva: una galassia,
un
chicco
di melagrana, anzi, una canzone d’amore.
un canto d`amore popolare
un canto d`amore popolare
_________________________________________
Nessun commento:
Posta un commento
I COMMENTI SONO IN MODERAZIONE.
SARANNO PUBBLICATI SOLO DOPO MIA LETTURA.
GRAZIE, ELIA