l'ostia e l'alef
dammi eccessi
di altezze,
assurde lampade di senso
dammi iperboli erette sopra i sensi, per
la tragedia delle ore
dammi la vana umiltà di chi spera
dammi suoni di ferrivecchi
saracinesche levate al mattino e le
piazze vuote
di tombe ai caduti, voglio
trivi di genti che sparlano della
divinità
nelle ultime statue di gesso rimaste fra gli avamporti dei templi.
una preghiera che riarda gli orti e il
nylon
delle chitarre già fuochi_
dammi un abisso ubriaco dove io possa
costruirmi
un volo di rondine
oscena, quella rondine fantastica che
ogni ragazzo serba nel
cuore...
dammi silenzio, ogni cosa
sarà il rumore di una fucina perversa__domani
dammi domeniche
e venerdì di pasqua, sono solo una povera
serva
un rito a te chiedo per bagnare le mie vesti
nel battistero ventoso,
ma non mostrarmi l’anima di chi coltiva
un lutto da sempre
come un seme di ciliegio
fra le mani giovani lavate nelle fonti
della memoria, vive... quanti di loro ho cocosciuto...
*_
e hanno diluito il mio biancore
per una carità
di trasparenza, non la chiesi. dissero
che era sete la mia,
ma io avevo soltanto paura e mi hanno
visto attraverso…
non sono più che una
fragile membrana e s’incrudisce
il mio respiro di povera bestia che
tracima.
sono sangue e sono piena di
spartiti ignorati...
e allora dammi un fuoco vivo, nuovo a
ogni affanno
perché io possa vibrare
nei miei occhi un sole di marzo
taciturno;
almeno questo fuoco di gemme...
un sole un sogno una faretra di primule
sopra i prati fra gli
aratri
addormentati.
e scriverò canzoni per sempre, fra le
schegge
di questa clessidra immensa che non
conosco. anche,
la tua umanità è nemica della luce,
mia amicizia che lamenta un infinito
avere_ e mi hai lasciato solo uno scrigno
vuoto
una garza tremante sopra una
ferita vecchia
che
non grida, sono le poesie che
ti
ho scritto
sui binari di un podio
irragionevole
eppure si torce nel rifiorire la mia ferita_ la
sua
bocca spalancata.
Veramente bella, anzi stupenda. Baci, Tristàn.
RispondiEliminaRossella