non bussa mai alla porta
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risolvere
dove si sia confuso il verde che
era nel tuo cuore,
che era il cuore del tuo cuore…
non il verde della fiducia_
l’avevamo persa da tempo
la bottiglina di quel profumo francese?
forse. e forse la dolcezza rabbuiò in te
la mia inimicizia.
il verde occhi del tuo gatto _pistacchi_verdi_
un verde illuminello che si divelse
dalle profonde intimità del catino
c’era anche qualche usignolo che danzava
un sibilo nella pioggia
leggera sulle tue scarpe di ballerina.
verde eternità, quante mani ancora da
stringere! nera eternità!
*
guai a chi
vuol servire una
legge di
dolore_ ammoniscono
quelli che
sanno_
e scolorì
pian piano anche il rosso dalle tue guance
divenne il
bianco agiato delle madri_
il ritiro dai giochi di mondo, non perchè madre, ma lo chiedesti
bianco _ perché sono un occidentale_
*
il dente di leone d’improvviso
ha occupato tutto lo spazio
tu pensi a un giardino di aprile, ma era il rito della
muta
del vino
in canzoni per le culle inerti_
attraverso
lo spiraglio aperto il solito orto di
limoni
agghiacciato
nel momento in cui tutto nasce
e più non
può morire. pendono all’imbrunire i frutti -
povere
applique accese per giustificare. ci fu un tramestio _ armadi e arpeggi
di
ringhiere:
un bambino
era nato nelle città dei mondi…
*
una volta ci infilammo
a una festa, vestiti
a una festa, vestiti
con i tendaggi rubati fuori, fingemmo di essere
gli ospiti d’onore
al solito modo furtivo della vita
di infilarsi
di infilarsi
ovunque, e quando fummo finalmente
ebbri ci cacciarono...
ebbri ci cacciarono...
entrammo senza bussare
alla festa
nella casa
successiva
io saffo, ci dicemmo_
tu alceo.
il merlot sapeva
di tappo, ma spetta
a un poeta
il brindisi
il merlot sapeva
di tappo, ma spetta
a un poeta
il brindisi
ardente,
e brindammo.
e brindammo.
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