m ate r li e be
*
quando la vidi.
quando per la prima volta scrissi una poesia
fioriva l’ombra attorno in un margine di pietra.
intagliai un discobolo deriso
nel legno di cedro, amai in quel tempo il tuo sguardo
ceppo che sei della mia logica
non sapevo che sarebbe diventata un abito incandescente,
la prassi di un vizio inassolto che non mi abbandona
e mi aizza in un tralice di
magmi.
e
se questo vuol dire rubare questo pane di isole e di segala,
alla mia fortuna di gregaria inabitata,
costruite pure una prigione sopra
al mio respiro_
la mia pena non sarà ridotta
per un lieto contegno_
ha sillabe infinitive la mia arteria maestrale_
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