Foto di Sara Capomacchia |
ripasso con gli occhi il telefilo
che ebbi in dote
da mia madre la fame
mille corolle di hashish migrano
desiderio di non essere che una scultura
e incompiuta e primitiva: sia la pietà di tristano
fra le braccia la sua iseut
buia come la neve sulle ali dei beccafichi e che
allenta il culmine della tela
con il
getto di un cuore sconfitto
dalla luce dei neon.
i miei demoni ed io siamo più affiatati che mai,
dottore.
prega il tuo dio:
santifichi il mistero delle tue mani com’è giusto.
pianta broccoli nelle aiuole,
spacca il tronco della vecchia mimosa -
questo è il cammino della sublimazione, sbriglia i
tramagli del sangue
affila lo gnomone, pronuncia i tuoi diasilli
distillando le ore istante per istante
e bevine l’assenzio.
poesie nel vino fa’ e nella sabbia, nelle clessidre,
per associazione _a delinquere_
dissociazione _dei templi del tedio_, ricuci la cavezza
di seta – risplendono
gli scampanii del meriggio cereo, intento
presso una torrida parete di ginestre.
l’ultima spiaggia che valga la pena è la pazzia.
e allora
metti
di ritrovare
un giorno la vecchia clessidra. la
lasceresti lì, fra tutte le
cianfrusaglie o invece la faresti
andare? È mezza rotta e vorresti spezzare il suo guinzaglio. Ciascuno dalla sua parte
un giorno la vecchia clessidra. la
lasceresti lì, fra tutte le
cianfrusaglie o invece la faresti
andare? È mezza rotta e vorresti spezzare il suo guinzaglio. Ciascuno dalla sua parte
di
mondo
reca
con sé un fuoco certo, una prova di
innocuità
nel nome dei padri e delle lacrime.
metti
di ritrovare
un giorno la vecchia clessidra metti che la polvere
scorra adesso molto piano.
ti sembrerebbe che il tempo stia
andando avanti
oppure indietro? il ring sfida gli stendardi dei tuoi
un giorno la vecchia clessidra metti che la polvere
scorra adesso molto piano.
ti sembrerebbe che il tempo stia
andando avanti
oppure indietro? il ring sfida gli stendardi dei tuoi
fantasmi
in catene difalsi averi
buone per tendere agguati.
una
parola polla nella tua mano,
si deteriora nel rame.
ti
insegna a pronunciare il tuo nome, a cavalcare il suo baio di ghiaccio
nel
battito della brace, si conduce appresso l’ossessione della felicità.
metti
di ritrovare
un giorno la vecchia clessidra metti che la polvere
scorra adesso molto piano.
ti sembrerebbe che il tempo stia
andando avanti
oppure indietro?
un giorno la vecchia clessidra metti che la polvere
scorra adesso molto piano.
ti sembrerebbe che il tempo stia
andando avanti
oppure indietro?
solo
tu
potresti dirlo, e interroghi le tue parole.
potresti dirlo, e interroghi le tue parole.
solo
tu potresti dirlo e allora lo
avresti fra le mani il tempo,
avresti fra le mani il tempo,
un
giorno in meno e un attimo in più
un infinito sottraibile alla caterva usuale.
lo
avresti fra le mani, sì.
e così via, indietro ai giorni
dell'uovo di pasqua e al tempo dei palloni rossi appesi a un gancio fuori dal tabaccaio.
e così via, indietro ai giorni
dell'uovo di pasqua e al tempo dei palloni rossi appesi a un gancio fuori dal tabaccaio.
e
poi avanti
fino al giorno in cui
ti sei scoperta donna, figlia mia, ma ti
sembra giusto dire, fra un giro e
l'altro della clessidra,
ieri ero una bambina, oggi non
lo sono più? e così darai il
vecchio giocattolo ai mocciosi del
vicinato che se ne fregano del
tempo, e dei tuoi contorsionismi mentali.
fino al giorno in cui
ti sei scoperta donna, figlia mia, ma ti
sembra giusto dire, fra un giro e
l'altro della clessidra,
ieri ero una bambina, oggi non
lo sono più? e così darai il
vecchio giocattolo ai mocciosi del
vicinato che se ne fregano del
tempo, e dei tuoi contorsionismi mentali.
Elia Belculfinè e Rosa Di Cresce
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