Foto di Carmine Petruccelli |
spesso nel
pomeriggio
siedo nella mia
cucina e parlo con il tuo padre eterno_ in una tazza da tè una risata
è un diluvio
dell'universo_
una zingara
felice mi insegnò il trucco
per preparare
il tè delle foglie d’oro
e mi regalò un
crine del suo
violino. il
rubinetto gocciola_ e andrebbe
riparato_
riparato_
*
la stanza è
esposta a sud_ e innalzo il mio sangue felice
giocando all’indovino_
in un attimo
che dice di finestre, cedendo
il mio lasso in
un afflato
vetroso_ poesia
d’arredo e di
corredo_ preghiera millefoglie che ci hanno messo sulle labbra.
in un attimo in
cui ho ricevuto le tavole della legge
fra gli
ingredienti delle gallette l’ ipotetica gioia si insapora_
che fai gioia
laggiù distesa. vieni ad asciugarti
le ossa.
spesso nel
pomeriggio prendo
il tè con dio, mi
ha chiesto di non dirlo. parola? e mi prenderebbero per pazzo se si sapesse
che gli parlo, e gli verso il mio
tè d'oro e gli mostro il mio volto allo specchio
in una sponda di luce che sboccia
e che non è simbolo di niente:
ma luce che fiorisce
mi imprigionerebbero,
e sono i primi a invocare la sua grazia. ti
ammazzano ogni giorno dopo che ti hanno preso; nemmeno so chi è questo
mio ospite fortunello...
il tè con dio, mi
ha chiesto di non dirlo. parola? e mi prenderebbero per pazzo se si sapesse
che gli parlo, e gli verso il mio
tè d'oro e gli mostro il mio volto allo specchio
in una sponda di luce che sboccia
e che non è simbolo di niente:
ma luce che fiorisce
mi imprigionerebbero,
e sono i primi a invocare la sua grazia. ti
ammazzano ogni giorno dopo che ti hanno preso; nemmeno so chi è questo
mio ospite fortunello...
*
l'ospite ha scritto sopra a un esperanto d'acqua
tutti i versi d'amore della terra,
tornerà domani.
ghirigori che non sarebbero
mai bastati alla mia musica mi avvolgono e
tutti i versi d'amore della terra,
tornerà domani.
ghirigori che non sarebbero
mai bastati alla mia musica mi avvolgono e
il rivolo di
vapore... quel soliloquio_scansata dallo spartito, permessa
a un moto di
lenzuola nel vento là fuori, _ fra i
sottofondi che si portano ignoti
nelle tempie
eternamente
sotto la luna
ostrica _
mi snocciolo in
dislivelli senza assodare
il limite di essere immortali
vivere in
ordine alfabetico
sotto l’occhio che si
culla dell’araucaria_ greggio tessuto del sangue_
o come l'elenco per la spesa.
o come l'elenco per la spesa.
recitiamo la
parte scritta sul gobbo,
almeno ci hanno
insegnato a leggere,
a parlare per bene nel megafono,
a parlare per bene nel megafono,
oltre il
prospetto temporaneo l’orlo di una
parola candita
per la soglia
tangibile di numi alla rinfusa. basta un batterio per fare l’universo
melpomene
cleopatra caino
il macramè
abbellisce la credenza _ sulle
mensole, fra le bomboniere
mensole, fra le bomboniere
di cerimonie a
cui non
mi hanno invitato neppure.
mi hanno invitato neppure.
la mia
preferita è un contrabbasso
di legno, il manico d’argento.
di legno, il manico d’argento.
ogni notte
mi confonde suonando una balera assurda e non mi lascia dormire. che
rabbia mi
fa quel contrabbasso innamorato!
e che gioa pensare che è per me che suona quella balera assura
e scrivo in esperanto i miei versi
d'amore
e che gioa pensare che è per me che suona quella balera assura
e scrivo in esperanto i miei versi
d'amore
bellissima!
RispondiEliminagrazie <3 <3 <3 <3
RispondiEliminaSuona quella musica che solo tu puoi udire...
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