Foto di Carmine Petruccelli |
1
sono un poeta sconosciuto,
pianto quando furono vinti i re del
tempo
nella vela tirata io voglio solo
abitare,
a filze di granuli di fuochi.
sono un poeta
uno sconosciuto
puoi dirmi che le mie mani gridano
sopra ai tamburi della polvere, ma
erano solo una carezza, e fra i templi
perduti nei boschi.
bevvi la mia guazza di dolore. nelle
mie frescure nessun oro:
allegoria
di una colomba nera,
ho pianto quando i miei amanti
scorsero nelle mie parole
un vocio di culle.
scommisi sui quiz, mai sulle repliche
i miei figli furono uccisi e mi
frustarono
con un velo di poesia: avevo nel
cuore la bugia di una vernice
neutra e per tanto infinita. non potevano soffrirlo.
nulla di più saggio mi fu fatto
nulla
alla mia nave di astri in un
sasseto
celsete.
celsete.
se taccio ti pare che io attesti la mia conferma
ma io imploro il rifugio di un
<<se>> in cerca
di una riconsegna che fugge il
silenzio, e il mio crimine fu sottratto all’amore
che so e non so chi sono. e dissero al
mio cuore: sellato finituro, fioritura cosa di niente
ma gridai e sfrenai pietre alla mia
vox di cagna
in sé celo l’osso
da meditare solitario.
e
mi diedero il sangue-miele maledetto
in un mentre
in un mentre
di nichel che non coprivo
il mio viso
con la paura: fu il mio violo, l’
errore spia che in questo
libero rigo sottile _ un valico
sul fegato di lamelle sibilline_
tu riempi e rivuoti sfidando le creste
del vizio con le cicale delle sillabe.
2
ebbi grazia
sopra al mio povero colpo di pinna
caudale
ed ebbi il silenzio dove un urlo
ed ebbi un alfabeto fischiante
si rifiutò il sangue di brindare.
il mio dio mi chiese che placassi il
fido
nel latice secreto delle lucerne
e nessun filo mi avanzò!
né un peso della stadera pura che diedi
ai miei occhi.
unite le dita come ali alle tue,
piedi veloci_ come biro
trafitture di
fiori taciuti_ non chiedesti e ti
annunciarono, e solo in salita
fosti colpito. gli altri, come grani
di rena contano i dolori, galleggiano
nell’orrore
come su di una penna
confusa, amarli è essere poeti
amarli infinitamente è essere Poeti;
amano fino
all’incubo
mai un - però - mai un - per niente - e pregano iddio
e innalzano l’arca
dell’alleanza, a intervalli
a un pensiero che intacca l’asfissia
irriflessiva.
3
compresi
in me
un troviero può suscitarsi un facile
amore a un intrico di flutti in seta-pagina
_ come la gola_
compresi in me_
_sbocca vivere con verbi fiscali_
i trovieri hanno un dirupo di gioie
nel cuore.
a danzare sul roseo liquirizio dei
lunari delle muse;
cento, centomila che cantano e si
schiudono in vitro,
il canto degli altri, la coltiva di
qualcuno.
_quel muro di salici piangenti luci_
ma non si estingue il ratto del fisso
pattuito,
l’intera
gamma dei butti in caldani di rime
con i loro nomi pubblicati nei
necrologi assieme all’attestato di parto
con i loro nomi odorati di carte
laiche
_come la fame_ e finalmente l’uomo
si ama.
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