Foto di Carmine Petruccelli |
seguire con gli
occhi i cigolii del
telaio – si riversano voci dal catino
della vallata -
danzare con la dea dei mercanti, indossare
uno spettacolo di finestre
sulla noia dell’orgoglio;
il volo di un rondone con lo sguardo fisso all’apertura delle
acque,
il ponte geme a mezzanotte, si scardina la pietà
e
cleopatra, con il cuore nel bicchiere,
scrive poesie nella cattedrale dei sospiri,
aspettando di perdere la scarpina,
aspettando che l’effetto del fard finisca
in un pingue di vino per guanciale.
la reclame alla radio rompe il suicidio del principe;
ti dicono:
potete arrivare dove altri nemmeno
stavano sognando.
ma tu sei uno, sei qui dentro, sotto la volta
illuminata da un filo di torcia
a petrolio,
con
le mutande rotte e i mozziconi di sigaretta negli
avanzi della cena
con il _granoacerbo_ fra le mani,
e pensi che non sia male avere libri in cui
far seccare i fiori
far seccare i fiori
pensi non sia male che ci siano
strade vuote ondeggianti per andare ovunque, il
ghiaccio
nel bicchiere, una luna di piume in volo
sopra il tetto della fabbrica di kokeshi.
l’amore si fa beffa di tutti i vangeli che hai scritto
e david afferra un fuoco di brillanti neri
dai tuoi occhi
si sfila le scarpe, ti domanda se tu sia il suo
scultore. ti bacia la guancia,
scrive sullo specchio con il suo rossetto, batte il
piede sul ritmo del fiato
dei cavalli giù nel campo.
l’ora in cui la nave viene in porto.
il tuo migliore amico, e gli altri stanno vomitando
la cena di
venerdì santo. il guardiano notturno
ha giurato di averlo visto
con un cavo di rame fra le labbra, tossire il nome di
abele, chiedere perdono,
mentre affiggeva il prezzo della sua anima alla
bacheca degli evangelici.
ma ora fa il garzone in un negozio
di rubinetti e
forse se la intende con la moglie del vecchio -
sei pronto per il percorso del drago _ mi ha detto _
i miei occhi hanno impegnato tutti i
loro averi.
sei pronto per il percorso del drago _ mi ha detto _
i miei occhi hanno impegnato tutti i
loro averi.
e i satrapi di ninive stanno sfilando sotto l’insegna del
caffè,
scioperano da 60 giorni,
chiedono solo una mascherina per non respirare le
ceneri del cobalto,
scarpe adatte a salire sul monte del teschio.
cadono mille stelle sul pavimento della cucina, come
risate in una ghirba di terra,
abramo sta sfilando le perle dal collier
di proserpina, le conta e le infila in una calza, dista diecimila miglia
la prigione di stato. il figlio del bonzo
fruga nel caminetto in cerca della cintura di orione,
si appoggia alla spalliera, mi domanda un’asciugamani
e un rasoio.
e un rasoio.
la luna ulula ai parcheggiatori - staremo insieme
stanotte;
infiniti disegni di un tempo non vissuto mi
sorprendono con le mani nella placenta della ragione,
capro espiatorio di una quintessenza segreta.
e la morte si accascia sulle mie rose e sopra ai miei
versi,
mi legge le ultime notizie sui fatti di
achab e la balena,
si accende una sigaretta, guarda verso la finestra
mi chiama <<papà>>, mi domanda i soldi per
una gita sul gange.
somigli dannatamente a tua madre, le dico,
piccola mia.
Seguirti nei tuoi voli...che fatica, ma c'e' prendere e riempire il sacco di bottino...quella placenta poi!!!
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