giovedì 16 ottobre 2014

"Divan" Del Tamarit, Civico 134







Chi sono? Io mi somiglio _

la singolare occhiata di donna galante (Monsieur Charles, un petalo dal 
fiore aperto sulla giacca, gliel'ho visto cascare, eccolo.   

     << mon ami, lo prenda pure >>
Gente gentile questa gente francese.

Ma quante falle nello scafo di questa mia barchetta 
di legno fra tanti
vascelli di ferro; strano, ben
strano che il cuore mio
di corde callose
non se ne sia accorto, del bel _paio di alberi maestri
che sono anche le travi nei miei occhi-origami. Strano che chi mi conosce
non me l’abbia mai fatto notare: Io sono un razzista
corto e mal calato!
Non è di garbo destarsi Co' 'ste mine nel cervello. Eppure ero il benvenuto alla tenuta dei
cavalli arabi, ho stretto guantoni che profumavano di legname appena tagliato:
alambicchi di lemma impossibili ___ per 
sillabari alle doglie d'erba.

E ho sfiorato con la guancia 
quella di Samir e la Siria
errando di  pioggia e di lacrime. Invece 
                                                                         sono
razzista, non me lo
                                       perdono.

Chi sono? Io, sì, io mi rassomiglio, l'ultimo scudo in 
mano del folle giocatore, 

<<Gradisce del vino solitario?
Sente? E' qui che piange nella brocca,
chiede d'esser bevuto>>

E Sono sessista, si certo!
E il perché di questa cosa è un affare davvero assurdo 
Te l’aspettavi, Carlo? Ebbene.
E tu, Paola, l’avresti detto?

Le mie bandiere Liberamente (questa parola andrebbe scritta sempre con l'iniziale maiuscola)
ma a ben vedere sono uno schiavista:
ordinai al sonno di calarsi sulle
palpebre mie;

e chi altri pretende il sogno frutto di sillabe per
un foglio straccio di vela, Ahimè __ahimè
Chi sono che sono.

Non vi è lascivia mai se
_dici – io amo – ci credevo, e invece sono un sessista.

Mi piaceva
che le mie amiche si definissero
Poete più che poetesse
Ma sono un sessista e non 
me lo perdono.

Chi sono? Io mi somiglio. Tutto questo
non vale. Oggi lo spazio è un ragazzo portentoso
che ci rassomiglia tutti
apre gli occhi,  pilucca foglie del mirto,
nel giardino del tempo.

Chi sono? Chi sono! E mi somiglio.

Non fidarti di me,
un classista. Fiero di mio nonno | operaio, di mio padre | operaio,
amanti del mondo 
vittime schiaffi coltelli, -
S'inclina l'ora tarda, aspetta che io
mi confessi nell'indaco 
  e nella bruma

Povero, povero me! Che impostor', quale sbruffone.
E di nulla mi accorgevo, no di ogni
cosa ero all’oscuro…
Fino a stamattina, apro l’anta del 
mobile di formica rosa dove tengo in fila i miei dischi, con disappunto sincero _ gli artisti italiani 
separati dagli “stranieri”, capite?

Le voci femminili da quelle maschili, divisi per "genere" musicale!
Per data, per "etichetta", per ordine di
taglia. E quant’altro.

Vi rendete conto 
voi di che bestia io sono?  Su di un’altra mensola, dietro una tendina, per un pudore
di musica inebriante Freddie Mercury con i Queen- che mi ha lasciato un graffio
perenne nella voce, Eh, sì, lì dietro, nascosti.
e un desiderio negli occhi di 
Alessandro.

Questo ho da scontare al cospetto
dell'uomo: una meschinità.

<<Din!_________________________Mr. Eliot, l'aspettavamo 
per le sei>>____________<< mi fischiavano le orecchie e ho 
spezzato il frustino. Le_________ ho anche portato____
quella__ vecchia sedia____ da impagliare>>

 












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