Quando
i poeti si innamorano
Ecco. Ho la virilità per invocare
Dio, adesso. Ultimo io (ci tengo a precisarlo, affinchè don Paolo non mi contesti di
nuovo l’assoluzione). Credo, e divido la mia
zolla, come fosse
liquida. La mia piccola zolla piena di assurdità e di luce.
Sul palco del pensiero sono
la primadonna
affollata di grazia e di plauso. Colmo
di lemma. E di errore.
Qualcuno ha detto : un poeta. Avevano
ragione. Ma più della poesia ho amato le spalle di Elèna. Quelle mura ciclopiche
in cui convergevano gli spazi -
(luna di marzo e il fuoco).
Quando i poeti credono d’amare imparano a rubare.
Quando amano, i poeti si inginocchiano,
si credono mortali
come gli altri uomini. E temono che il cristallo si frantumi
anche se per un attimo lo hanno
pensato eterno.
Si credono mortali e invece sono soltanto
le povere bestie che stanno in fondo alla paura del buio. Anche io
ho conosciuto l’amore: freddo,
pieno di spigoli
eppure sono pronto ad amarti ancora. Ci sono sbattuto contro
con lo stinco. Ora zoppico e mi sembra
di essere nato con una
sola gamba, ma non ho bisogno di
stampelle. Ho solo sete. Dammi da bere. Per favore.
Il nostro amore non ha nulla a che vedere con la poesia. Ma
come faccio a spiegarti che il verso
era un chiodo maledetto
a cui appendevo ogni notte di San Lorenzo,
per tenerle a portata di mano.
Ho capito, allora, che l’uomo
ha un disperato bisogno di stupirsi e ho pianto perché ogni giorno
si ripete il getsemani, l’attimo senza fine
prima che il mondo si risollevi.
Tu nascondi la verità del crimine con cenni musicali di ribrezzo, mi sembra di avere occhi che
parlano un’altra lingua. Non c’è nessuno che ti odi più
di me, dovresti saperlo.
e rimango attaccato al tuo respiro
come fossi di piume e di fango, amore. I poeti si innamorano
due volte. La prima restano increduli e non
credono alla luna. Poi si sporcano, affondati nell’umido di tutti i primi pianti, e scrivono
per la passione che si assottigli fra le loro dita
ma intanto diventano una terra.
Una terra d’amore.
Ecco. Ho la virilità per invocare
Dio, adesso. Ultimo io (ci tengo a precisarlo, affinchè don Paolo non mi contesti di
nuovo l’assoluzione). Credo, e divido la mia
zolla, come fosse
liquida. La mia piccola zolla piena di assurdità e di luce.
Sul palco del pensiero sono
la primadonna
affollata di grazia e di plauso. Colmo
di lemma. E di errore.
Qualcuno ha detto : un poeta. Avevano
ragione. Ma più della poesia ho amato le spalle di Elèna. Quelle mura ciclopiche
in cui convergevano gli spazi -
(luna di marzo e il fuoco).
Quando i poeti credono d’amare imparano a rubare.
Quando amano, i poeti si inginocchiano,
si credono mortali
come gli altri uomini. E temono che il cristallo si frantumi
anche se per un attimo lo hanno
pensato eterno.
Si credono mortali e invece sono soltanto
le povere bestie che stanno in fondo alla paura del buio. Anche io
ho conosciuto l’amore: freddo,
pieno di spigoli
eppure sono pronto ad amarti ancora. Ci sono sbattuto contro
con lo stinco. Ora zoppico e mi sembra
di essere nato con una
sola gamba, ma non ho bisogno di
stampelle. Ho solo sete. Dammi da bere. Per favore.
Il nostro amore non ha nulla a che vedere con la poesia. Ma
come faccio a spiegarti che il verso
era un chiodo maledetto
a cui appendevo ogni notte di San Lorenzo,
per tenerle a portata di mano.
Ho capito, allora, che l’uomo
ha un disperato bisogno di stupirsi e ho pianto perché ogni giorno
si ripete il getsemani, l’attimo senza fine
prima che il mondo si risollevi.
Tu nascondi la verità del crimine con cenni musicali di ribrezzo, mi sembra di avere occhi che
parlano un’altra lingua. Non c’è nessuno che ti odi più
di me, dovresti saperlo.
e rimango attaccato al tuo respiro
come fossi di piume e di fango, amore. I poeti si innamorano
due volte. La prima restano increduli e non
credono alla luna. Poi si sporcano, affondati nell’umido di tutti i primi pianti, e scrivono
per la passione che si assottigli fra le loro dita
ma intanto diventano una terra.
Una terra d’amore.
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