lunedì 20 giugno 2016

breve satira senza astrazioni

Aspettando Godot di Claudio Lolli

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anni di rotta fra i contorni…

lo stabbio etereo, un cavallo dice io so_
e al vento dice io sto - nella corsa...
non è che proprio lo dica. si fa capire, ha il dono del nitrito.

i camini parlavano
la lingua di bacco, il formicaio
in solennità numerata
che non mettano fuori le antenne prima dell’assoluzione, poi gli avanzi
qualche penna di chimera_ loro non amano
la carne di allodola e il canto del cigno sulle punte
del giullare. e poi le piume si sa son leggere, non ti restano
sullo stomaco. certe volte invece si dovrebbe solo la danza
la fiamma della bugia che danza...


*
sorci di rogne agli ordinari tramonti
il lupo alla sua costellazione
- con i denti serrati attorno al silenzio
prega il tuo dio che si tramuti
in agnello, che si presenti
belante, umido di luce, avvinghiato

a qualcosa di impossibile: la fede per
noi uomini di fede, di folla, all’amore, noi uomini di 
fallo; due dita d’assenzio, richiamare
a galla il dolore
in stile progressivo, l'ugenza dello stile, dire in 
mille parole, cento parole
quello a cui ne basterebbero 3...
c’è il serpe che strimpella l'adeste
 fidelis in un angolo, 
il suo lamento per il giorno spezzato_ nel cubo di rubik,
tutti i pesci vengono al pettine. (questo non è un safari,  né lo zoo
delle ore_ e comunque non l’hai  
l’invito, tu...)

ero venuto
per vedere io pure, come voi a vedere 
il sasso di pelle di tonno
fatto dal masso figlio del re /o del se/o del sè.
a carbone pieno_

ero venuto per vedere io pure a vedere
il drago ruspare fra i conigli
dei prestigiatori_
il gioco dell'oca metre depone il mondo _ma era solo

una cintura slacciata, sangue fritto abbandonato
come il "sempre" dei ragazzi.


e allora lasciate che vi canti questa filastrocca _ che io vegli stanotte nella mia macchina da scrivere... 




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