Foto di Sara Capomacchia |
*
presso i bianchi fiumi -
presso i bianchi fiumi -
sveglia alle 2 del pomeriggio
caffè
punto le bandierine sulla piantina per non perdere le
staffe _dove sei, carnevaletto?
colpo al cuore delle 2 e 30 arrivato un po’ in ritardo
sulla tabella di marcia.
sigaretta fra
le rapide del pensiero
fumata a metà con il vecchio penitente
il dolore
il dolore
_fiori di semicrome sfioriscono nei suoi occhi_
la lampada mette alla prova il mio silenzio
delle 3 meno 20, non è forse ora di indossare il saio?
ma non fa sul serio, forse sono stato santo per un po’.
inonda il tinello e lo disgrega
nella radiazione brillante della mente
un trucco di luce ben riuscito.
sono le 3 e 10
caffè, sigaretta, il vecchio penitente mi dice va’ al diavolo
neanderthal_
fiori di malva negli occhi del barista, beve un tè di
mate
alla menta e si coingeda, le
3 e 20.
3 e 20.
*
alle 3 e mezza il diretto per paradise_neapolis sotto
il ballatoio
affacciato sul giardino del convento, da una parte.
caffè, sigaretta e lo specchio da lucidare con la
lingua,
prima che bussino alla porta
prima che bussino alla porta
quelli dell’esercito dell’illusione
per chiedere se sono davvero io il poeta di cui non
parla nessuno
e che parla di sé ovunque.
lungo un sentiero battuto dal vento
fra il bagno e la camera da letto, il mulo della
disfatta
rumina fogli di canzoni,
lo stewart mi fa cenno di seguirlo, svanisce nel
deserto del desiderio;
funi di seta nei suoi occhi d’acquario_ e nei
miei le forbici
della preghiera.
je n'y crois pas, cepandant, pleure.
je n'y crois pas, cepandant, pleure.
4 meno un quarto il frullo di un
colombo nella tana di fianco,
colombo nella tana di fianco,
e fuori è calato il coprifuoco della bellezza_ voi
tacete pure la verità_
lo spettacolo circonda troppo presto il tuo cuore
va’per la mia strada, se vuoi, è il nuovo luogo
dell’infelicità la felicità_
dell’infelicità la felicità_
augurati che sia la cosa più sbagliata. 4 e 20
ho l’abitudine di mettermi a scrivere alla 5, cinque e venti circa. puntuale, per l’invenzione del
tempo,
con un bicchiere di vino alla mia sinistra
e david che gioca ai dadi alla mia destra_ poeta dell’età del piombo_
venature di ibischi nei suoi occhi.
ogni volta che gli dico di tralasciare la metrica lui
mi canta la nenia
mi canta la nenia
della fortuna e
mi prende in giro: ho una strana pronuncia
dice__ simpatico il tuo canto funebre_ e
guarda, grazie, lo so_ siedo sulla mia sedia ,
ho già scritto 20 idilli negli ultimi 6 giri
dell’equatore. uno
parla di te, ma lo leggerai solo alla mia morte.
*
nella spina verbale del verso,
rose ignoranti -
rose ignoranti -
la leggenda dell'uomo e del suo
iper -
e sono appena le 5 e prendo il mio caffè bollenteiper -
vetro di fiori di malva negli occhi
di antoine.
e fumo la mia sigaretta.
di antoine.
e fumo la mia sigaretta.
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