lunedì 25 aprile 2016

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Copertina del disco "Il Tempo Della Gioia" di "Quella Vecchia Locanda"























poesia,

sai che sei? pornografia
una sciagura per le orecchie dei mercati
una coperta messa a sella sul profumo
dei miei inviti_ mai sazia di infrangere
il muscolo del mio alfabeto.
raffinata come il riccio, spavalda, chiusa
nel tuo cuore di spine
carpite alle pagine di una rosa filosofale fragili le mani a fremere
inutili gli istanti se dall’ansa ti rubo un mosaico
di labbra.

o cruda come la selce sei fra le mani
di quando fui a freccia fra i campi
in cerca di nocciole
o canto o levriero o sigaro mezzo masticato
che notizie dal cammino per i mondi?
che irruzione dal nascondiglio delle sibille?

qui vivi, nel mio
duomo di zagare, la metà dell’affitto_
non mi scocci se dormo.
a
dire di me un granello come il coagulo di offerte
nelle mani _tela di ragno_
fingi, mia cara, di carezzare la mia gobba…  ma cerchi fra
i cenci: avrebbero dovuto esserci piume
tese di un cigno di carta
e invece c’è una gobba, una campana sorda che squilla contro
le preghiere incessanti di questi lieti fantasmi
di questi fiumi antichi.

chi sei? sei il grido antico
la paura di un fuoco senza impressioni
grido, il tacere del giogo
frenato al fondo fra le greggi. come sia
possibile non so, ma non chiedi che si posi la pietra
del mio regno di echi sommersi…
                                                                        
il nulla sopra il limite
limo...
corona d’asino per il re giocoliere
delle mille istanze alla mie ossa.
strappami, strappami, dammi ai roghi delle fate, sibili…
la tua bandiera di stelle incollate alla carta del presepe vivo nei miei occhi,
riflesse in
quelli di chi lì non ti ha mai guardata.
un diversivo fine se è solo un argine che chiede...
pronto il verso
a valutare la propria cenere.







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