sabato 23 maggio 2015

Anamnesi























I
Eppure c’era spazio per
tutti, fratelli, sorelle,
una papera ilare finanche - talora un sorcio di cambusa
sotto l’ampia sottana - monna Giovannina, mi canti?
E non dico a caso

Perché tutto il tempo
Fu naviglio patito        
Ora credo che una piazza dovrebbe portale il suo nome

E credo bene -
Che te ne fai di un’altra  
piazza Roma Cavour -
Vico Giovanna – non suona
forse

Più… più che ufficiale? E magari tra un cespuglio e un campo di sterpi
Intitolare via C. Tella, caro
poeta, a quella via di

Mercati e rituali camminanti in spalla
Una giunone di pochi stracci buoni
maggiormente amico.

*
E in una casetta Aristide Zio – dicono pittore –
Ma una parentela
Può valere quanto un blasone
E richiede la maiuscola.
Strizza l’occhio alle ragazze dalle guance
fiorentine come un cardaccio
                                   di preghiera
                                        
II
Qui ogni cosa è spezzata, uguale a una zolla -  spaccata - E quando una cosa si spezza ha stato d'animo e solo in tal caso d’essere detta poesia. Scrivila  sui muri, chi vuoi ti rimproveri il palazzo lo abitano morti sepolti con le loro ossa saracene Lucide imbambolate nelle teche Delle anamnesi di
                                             queste piccole pietre colà
                                                              di questi cantici________
ubbriachi?
un poeta economo, qualcuno più avveduto
avrebbe risparmiato:
oblio memoria -
ma non ha voti lanima
        mia, però


E qui dovrebbe finire la visita guidata del posto, passando prima dal forno
O magari dalla sacra cattedra di Reggina - la pazzia -
Il suo giro giro tondo

Qui nel mio cuore che non è mio
Di poeta – vi ho sistemato una seggiola.­­­

                                                 E    una brocca d’acqua
vacante. Ma tu cos’hai da ridere
                    ridere - tu?





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