d epu ta m a dre
amo la lira e la sua assurda assonanza
la pira_ la fica_ nel centro corso
di un fantasma inquieto di tenerezza
la droga ti fa bene, trasmette
elettricità, le connessioni svelte,
sangue amaro al naso, il cazzo ancora
la radice.
l'orologio sfigura la maschera della
medusa
e sono venere fra le tue miserie
mentre scrivo l’enciclica della
vittoria
sulla falsariga dell’allegria - non mi
è stata promessa -
la fortuna variopinta che mi bea in un
cardine
di
semicromie respirate
*
profumo di funghi in barattolo…
vorrei cucinarti in padella
con l’alloro
della corona che mi hanno poggiato
sul cappello, per deridermi da solo – o con
un buon alleato.
e
lo spargermi in seta inaudita in un verso qualsiasi
di seta inaudita, scrivine un paio_
poeta.
mi ascolto e mi suddivido, frattali
ridicono
il cenno numerato in seguito.
io vivo al salario, e secca il periodo
delle calende, _il cartellino del
prezzo_ prima di entrare
batti le squille più vive del riscatto
questa è la sepoltura di una stramba
ubriachezza…
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