ode alle tue armi azzurre

Foto di Sara Capomacchia

*

sono armi azzurre le tue mani

le tue mani sono armi d’azzurro

e non possono ferire

che le dolcissime ferite

che si imbrogliano con la tristezza delle mie isole nomadi.

ha strenne di luce questo cuore, però,

rosa come la speranza

clessidra incolore _come la pelle_ le tue mani azzurre e i miei orti di van gogh;

la salda fiammella al fiato di una stella intollerabile

bollore degli incubi successi

*

sono armi azzurre le tue mani

le tue mani sono armi d’azzurro

mentre le mani degli altri sono nere come la guerra

rosse come i templi dell’odio

rosse come i tamburi dell’odio

e seducono gli inferni, cercano una sottile 
consonanza, una brevezza di crepuscoli ubriachi

e seducono gli inferni, fingono

di essere luminose, stanze  di echi immortali, invece sono un furto agli ulivi del respiro,

invece sono solo un fanale estinto che traghetta la pietà prossima alla pazzia,

verso una riva di nulla.

*

sono azzurre le tue mani

come il sapore dei popoli, come la libertà

smentita

e la bellezza si è chinata sul tuo fiato per vederle, in quello scherzo di profumi 
sfiniti

di un azzurro violino di versi,

nel folto ammasso di una cecità

del pensiero_ il pensiero

è cieco per definizione e abita una terra di frontiera_

e la bellezza prega dio perché crede

nella materia, negli arredi del tempo_ una lucciola per confessare il buio!_ dice_

ma non può afferrare il tempo

ed io con le mie mani ti canto in ogni voce.

*

azzurro alle rovine della ragione: una mano di colore
nel cuore racchiuso,
per rabbonire l'ospite

 *
e noi di aneliti

azzurro

germogliati nell’elica di un solo vento

non avremo mai àncora, accordi a dissociare

né la scrittura infinita

che si fa con le mani soltanto quando sono povere.

è azzurra la povertà ed è nobile come la rabbia.

ma in un luogo di attimi  e di rifugi, in  quell'estraneità  dell'innocenza

in cui guardiamo agli

occhi di tutti, noi siamo poveri e crediamo ai poeti
e nell'amore dei poeti  coniugato
 all'infinito