Foto di Sara Capomacchia |
e a quel punto sarò in grado di sfogliare la digitale,
priva di archetipi e di toponimie, fra gli
scuretti e le
diluizioni avrò invalidato l’opera e sarò presente,
quasi una poesia scritta per me sola.
quasi una poesia scritta per me sola.
certo non potrò teorizzare sulla mia presenza
_promessi di essere bellezza_
sul giogo una fila di rifiuti
decretati, infilzerò un
ferro da uncinetto in ogni rima, se me lo chiedi. la mia
ebbrezza una stanca astemia; vivere è una perizia
ebbrezza una stanca astemia; vivere è una perizia
il cui brevetto va
tenuto sotto chiave, gli altri tacciono ma
si curano di eliminarne le prove. e allora non avrò che
un minuto per coprire una squama di infinito con
un minuto per coprire una squama di infinito con
tutte i costumi di scena aggiudicati
all’asta.
torcerà i fili di rame nei miei occhi,
il me desiderante,
al posto della gola avrà ghiribizzi di eternità_
e guarderò il punto di fuga dalla caricatura.
e guarderò il punto di fuga dalla caricatura.
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