giovedì 4 febbraio 2016

estratto da "Le Traccomanie Di Tracco Tracco"

Foto di Carmine Petruccelli

















1
Lui è il principe delle scimmie. Qui è da dove vedo. E vedo un gesto di estrema lucidità, quel lustro che si dà ad un paio di scarpe rovinate, così mi disse di aver trovato il suo cuore: rovinato dalla strada, anzi, non disse strada, disse vita. E gli risposi che è così per tutti.

So che sono in casa perché attorno alla valvola della caldaia
la neve si è sciolta e un fascio di olio rosa schizza dalluscio per tutta la via. Entro nellaria fritta di uno stupore che non mi abbandona da anni, so dove comincia
quel fuoco, e presto sarà sera. Ma lui non cè. Sua madre lo aspettava per il caffè, nero, dolce come lincenso, quellistante tenero e lento in cui fanno entrare il gatto e si risistemano i piatti di vetro nello scaffale, vicino alle conserve. È uscito senza avvertire, il suo caffè te lo bevi tu,
lo mangi qualche biscotto al burro? Sono a dieta, ma non importa. La mia bocca ha il sapore, non so, come un profumo di timo. Tracco è lamico che ti occupa il gabinetto per tre quarti dora e più, e che non tira lo sciacquone e lascia le cicche di sigaretta nelle fioriere, che quando si fa il segno della croce bestemmia nel mentre. Corre lanno dellangelo e il vino è già fiorito nel fondo delle cantine da qualche mese. Le finestre della cucina danno sul cortile esausto della pioggia e delle rose dinverno che si aprono senza pietà. Bussano al citofono. Deve essere Mirka, il padre di Tracco. Infatti. Porta con sé un filo di odore di cenere, e le buste del supermercato. Cannella incomincia a fare le fusa, balza dal seggiolino e si strofina contro i suoi jeans, ma si stanca subito e si avvicina al fuoco quasi spento. Se Tracco manca per più di unora tutti sanno che si è cacciato per il vecchio viottolo che porta alla Madonna della Neve a far chissà che, da solo, che anche quando ci andiamo in 4, 5 di noi, sale subito una noia che nemmeno ci parliamo, a un certo punto, chi si mette a spazzare, chi a raccogliere le nocciole, chi a fumare. Una volta ero talmente giù di corda che mi sono slacciato i calzoni e me ne sono tirata una.

- Velo dico e ve lo ripeto, velo torno a replicar, ma se voi non lo capite delle bestie sarete! Che cos'è? - questo indovinello me lo ha insegnato Joana, la nonna di Tracco - Dove voglio andare a parare? Si comincia a bere davvero quando il vino è finito da un pezzo.

Tracco era stato a fare una gita quel giorno, era passato alla sua vecchia scuola, salutato gli insegnanti e mi disse che tutto il tempo aveva avuto quelle chimere infernali, per tutto il tempo quelle voci irrisolte, gemme infuocate sopra i suoi ultimi mesi su questa terra. Ma non è morto, è solo passato a un altro stato della materia. Quella di un suicida.

Seppellite il mio cuore in una rosa di strada!

2
Ha lasciato qui il cappello e la borsetta dove tiene le cartine, il tabacco e il suo vecchio libro di Bukowski con la copertina mancante e limpronta della tazzina di caffè su una pagina. Sempre lo stesso che legge e rilegge, alternandolo a qualcosa di Ungaretti, Saffo, Corbière. E ha pure dimenticato la sciarpa che gli ho prestato. Mentre Mirka riassetta il focolare, vedo lo sguardo di Viola, pare stanca. Una stanchezza senza aspetto, unta, bigia.  Le tremano le guance, mentre strofina un mezzo limone sul piano cottura, si gratta lavambraccio continuamente. domani fa bel tempo, ma freddo, dice. Farebbe bene a ridarti la tua sciarpa.

Seppellite il mio cuore in una manciata di coriandoli!  

Non importa, ne ho tante, 3 o 4, e poi ne ho vista una di mia sorella che se non me la dà la metto in croce. Ma come sta Tracco? A questa domanda, la madre ha un lieve balzo. Tenta di nasconderlo. Lo sai. Dovrebbe mettersi a studiare dice - il tempo ha fretta. Ma sai meglio di me cosa voglio dire. E comunque non mi piace che si frequenti con quello lì, come si chiama, il figlio di Albalina, come si chiama Gianpaolo! - Gianpaolo. Finchè sta con te stiamo tranquilli. Non è una buona pezza quello lì, vale anche per te. La campana suona 3, 4 rintocchi o 3 e poi due più brevi, insomma, è ora che vada. Grazie del caffè, signora. Non chiamarmi signora, di signora ce nè solo una! Prendi la sciarpa, lo dico io a Tracco. Senza che ti accompagno. Mi raccomando chiudi per bene, il portone è rotto, fai fare clic alla serratura.

3
Voglio vederti nella luce del mattino,
miraggio nelle mie dita, sussurrarti parole di liberazione,
dividere con le genti lultimo bicchiere di vino
prima di chinarmi sopra la mia fatica.
Chiedo uno stemma di stelle sulla lingua,
un filtro mortale alle labbra, che sia come un
esame damore, un bacio, un ludibrio
delle mie mani riarse dal fiato delle muse.
Voglio un auto da fè per ogni scopa
in riva al fiume della Sapienza,
e voglio che tu mi dica che hai conosciuto in me
lamore per la terra, la franchezza di una mano
stretta per un pugno di monete daria;
perdermi fra le genti della sera, ai cari ideali
che hanno abbracciato la mia giovinezza e la mia morte.

4
Fuori la luce ha incominciato a finire, mi pare di essere in un quadro di Magritte, non ricordo bene il nome. Forse il regno delle luci o qualcosa del genere. Mentre cerco di chiudere il portoncino che dà sulla strada principale, vedo avvicinarsi una Renault 4, beige. Con dentro Zago, il pittore; tutti lo chiamano Zago e parcheggia il muso dellauto contro lo scalino di pietra. Scende e mi dice:<< tua madre è in casa?>> Non abito qui. Chi cercate? <<la signora Viola>>. Nel frattempo è sceso anche un altro uomo dallauto, lavevo completamente ignorato. Anziano, un cappello rosso quasi fin sopra gli occhiali. 

Seppellite il mio cuore in una bandiera!

Suono il campanello, dopo un po' Viola si fa alla porta - oh, Gaetano, sei tu! Hai dimenticato qualcosa? No, cè Gino che vi cerca. - Buonasera, disse Viola
<<È vostro figlio. E in macchina, si è fatto male>> era steso sui sedili di dietro, e per questo non lo avevo notato. <<E caduto>>. Tracco era pallido, aveva sul volto una espressione strana, stanca, non di dolore.  Che hai fatto? <<sono caduto dalla scarpata, la terra era bagnata, ho scivolato. Ma non dire niente a papà!>>

5 
Calle nella fitta degli occhi,
non mi riesce di dire una parola,
né ho sangue nel cuore, ma solo vento, lune tzigane
di un mondo oltre il mondo,
lavato nei miei occhi da ogni salvezza.

E' la mia vita che stringi fra i denti,
amico. Amore che hai scoperto il segreto delle
mie ginocchia, e non dici quanto ti piaceva
che ti dondolassi il respiro fra le mani,
non dici che hai vinto il dubbio di una finestra.
E mi hai ingannato, dicendo
che il dolore non esiste, ma è
come il ramo di un mandorlo che rende
al vento un tappeto di mille gocce
di brina, che sono le lacrime che non hai pianto.

6
Un nugolo di gente si era accalcato vicino alla macchina. <<Gaetano, avverti a Luise, noi andiamo in ospedale>> Chiamo Luise che scoppia in lacrime, al cellulare. Appena tornata da scuola lo sapevo, dice, e che sarebbe andata subito in ospedale. 

Seppellite il mio cuore          in un vento di cuoio.

Mentre Tracco era in radiologia il vecchio con il cappello rosso, non mi viene
in mente il nome, ma lì per lì lo sapevo, ha raccontato di aver sentito i cani abbaiare, così si è fatto verso lentrata dellorto per vedere se ci fosse qualcuno. Tornando verso le fascine che stava sistemando, ha visto Tracco correre verso il ponte, e gettarsi. E poi è stato un attimo, un grido. sembrava il pianto di un agnello e poi silenzio e lo hanno soccorso.

Seppellite il mio cuore in una macchina da cucire!

Tracco è quello che  dorme senza togliersi le scarpe e che insomma: bisogna buttarli giù i muri del mondo. Dipingere ogni cosa di nero, come nella canzone, piantare bandiere a lutto per ogni petalo caduto della buganvillea, ma che siano bianche, come la voce delle ninfe - diceva - come il frutto dell'albero dell'amore, e ridevamo di un doppio senso <<sai l'albero dove te lo devi mettere?>> Quando ho raggiunto la sua  stanza, di Tracco non restava che un riflesso nel tavolino di acciaio lucido. E forse lho solo immaginato. lho trovato che tentava di togliersi la flebo, urlava con una infermiera riguardo al catetere. Mi ha visto e mi ha salutato come niente. Come stai, gli dico. Come sto... sto che ho le orecchie addormentate e non mi va di mangiare sta roba, mi sembra di esserci già stato qui, non una, ma mille volte.  Hanno detto che lhai scampata bella - mi devo mettere un busto per sei mesi. Non mi guardare così, dai, lo sai! Non pensare a me, sto bene - stai bene... - mo che esco ci andiamo a fare un giro a Napoli, ci compriamo un disco, una fumata. Andiamo a vedere se hanno portato qualcosa di nuovo a Piazzetta Orientale. Non mi guardare così! Comè il tempo domani. << bello, è bel tempo - ma freddo.>>.

Tracco è quello che se perdevi lautobus ti faceva compagnia fino al prossimo,
e ti lasciava lì 5 minuti da solo per andare a prendere un caffè
da bere metà per uno.

7
Per me è difficile dire la parola
libertà senza pensare a tutte
le bandiere che abbiamo cucito insieme,
 
è difficile 
esibire il frutto di una moltiplicazione
incessante
dell'anima. Sei forse un mago? _ ti chiesi_
e mi tirasti fuori un centesimo dalla falda del cappello.
Ti chiesi_ sei innamorato?_ sì, sono innamorato.
E di chi? Dicesti che allamore non 
segue un complemento
di specificazione. E mi lasciasti con 
i piedi bruciati come
un povero pinocchio, con i miei fiori primitivi alle pareti e il
cenno di non far più ritorno se non avessi portato
con me la chiave di tutti i cancelli 
della terra.

Seppellite il mio cuore in un fascio di grano!

8
<<Incominciarono a parlare, mi parve che fino ad allora tutti avessero taciuto. I medici mi picchiarono, e deposero ai piedi del mio letto un orifiamma bianchissimo, affinché camminando vedessi la sporcizia che lasciavano i miei piedi. Le parole divennero un grido unico, il piacere di una bestia che chiedeva di essere amata, incideva i miei pensieri con una lingua di fuoco. Vidi un giovane, portava fra le mani tre grappoli di uva, li premette in un bicchiere e mi invitò a bere, e da allora non ricordo di che argilla sia fatto il cuore degli uomini.   

Ah, se fu dolce pregare davanti a un
oltraggio di luce! So cosè la morte, e so che 
una rosa può generare un sangue dolcissimo.  
Dio non esiste, perché esiste lamore. 
Quel sunto di luci mi pregò di tacere liridescenza 
della ragione e mi baciò le labbra. Le tenebre non fanno 
paura, perché lanima ha una veste incandescente.  
Caro amico che non ho mai conosciuto, il mio 
futuro è una moneta che trafigge la mia felicità
e non temi il mio bacio, perché non temi il mattino. A
mio cuore una libbra di canto! Sono povero
ma di questo son lieto, sta' certo. Ho conosciuto 
i talenti di dio, e non posso piangere per questo diamante  
che tutti trovano inutile. Ribevo la mia speranza, che 
tracimi nel mio cuore fino a disgustarmi. 
Mi chiami fratello, anche se ti ho coperto la bocca con 
il mio silenzio. 

Sopra a una zolla di luce la mia pazzia è una croce di seta. Ignoro il tuo titolo, e non so da che galere vine il mio fiato, ma so che il mio cuore ha una luce che il tuo sguardo ha vinto, affinché come un mortale potessi darti fremiti
damore. >>          

9
- E adesso? gli chiesi. <<E niente...>>, rispose.










 


1 commento:

  1. Credo che lo rileggero' tutta la notte e non sarà neanche sufficiente ad assimilarne metà. Tu non ti rendi conto della quantità di roba che infili nei tuoi scritti Elia. Di bellezza indiscussa. Amore a prima vista, confesso

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GRAZIE, ELIA