Foto di Francesca Fratta |
magari è così,
l’eternità è fatta di salotti, cucine,
tinelli. stanze fisse, ben arredate,
con una buona luce, pavimenti non pregiati
ma decenti, facili da pulire.
nella prima stanza muori una volta;
_dieci minuti per mettere il futuro sott’aceto_
o forse di biglie sono
gli istanti, collosi come le lingue dei satiri,
in un sacchetto di rafia sottile,
ma sono quasi certo di sbagliarmi.
meglio che siano delle stanze, ben illuminate, come ho
detto,
con tinte pastello alle pareti,
in una c’è il caminetto, in un’altra tuo figlio e tuo marito stanno giocando
agli indiani. meglio, sì_ per un logos
più pop, la cinciallegra è tutta la musica di cui hai bisogno.
sviolinano gli scafi su un tappeto erboso, la casa ha
un ampio giardino;
il silenzio della zolla è rotto,
ingoia iridi di parole, stridulo si sparge l’accento delle
sterlizie;
_uteri senza uscita_
un genoma nega il
suo castello
di default
nella seconda stanza muori due volte,
nella terza muori tre volte:
ogni gioco ti permette di barare.
cosa mi daresti in cambio dei tuoi dadi, vecchio baro?
saresti disposto a firmare al mio posto? hai inciso il
tuo nome sulla pietra, facendo fare a
a un passante la parte del notaio, mi hai buggerato:<<vedrai divenire una fata morgana
il giorno delle tue isole_ io ti condanno,
hanno perso già i fiori i cieliegi del viale>>
hanno perso già i fiori i cieliegi del viale>>
e i miei occhi divennero un pianoforte.
nella quarta stanza muori quattro volte.
nel cielo di lanetta
scorgere l’eiaculazione della bellezza
il campo magnetico della risacca,
una nuvola poggiata sul roseo isolato del balletto
stellare
anche una stella cadente: inutile dare il merito alla
tua voce;
questo
il
solo breve souvenir
della tua manovra di infinito,
l’infinita manovra.
nella quinta stanza muori cinque volte
nella sesta, sei.
se ahreman me lo chiedesse darei le mani e il
fiato delle mie rozze, per innamorarmi
almeno una volta, soffrirne
un attimo di neve
un attimo di neve
sopra la lentezza del seme furtivo
lì,
lì,
nell’undicesima stanza, fra una morte e l’altra:
e allora morire undici volte vorrebbe dire
essere undici volte felici da morire, a eterno termine, cantare ogni voce.
silenzio, voi, grida l'amore! La cosa meno rara
è la felicità.
l'undicesima stanza è la prima.
e la seconda
è la seconda. e l'ultima è la terzultima.
ma morire senza avere amato, è restare
sul pianerottolo a guardare i fiori
appassire nei vasi,
senza poter dire ad alcuno - oggi sono quello che domani io amai.
silenzio, voi, grida l'amore! La cosa meno rara
è la felicità.
l'undicesima stanza è la prima.
e la seconda
è la seconda. e l'ultima è la terzultima.
ma morire senza avere amato, è restare
sul pianerottolo a guardare i fiori
appassire nei vasi,
senza poter dire ad alcuno - oggi sono quello che domani io amai.
Nessun commento:
Posta un commento
I COMMENTI SONO IN MODERAZIONE.
SARANNO PUBBLICATI SOLO DOPO MIA LETTURA.
GRAZIE, ELIA