Foto di Carmine Petruccelli |
1
forse io cercai
un luogo in cui la poesia
non
potesse
amarmi nè
abbandonarmi_
sopra a una voce di
lacrime sveglie,
a una croce
piegata al respiro.
ma non lo scorsi, e forse
con i miei occhi
la morte non mi ha più
toccata.
fui felice per giorni, per
anni
povera follia, povera
alda, che mai avrò dimora.
e fui giada trafitta
sopra a un telaio di gocce
tremule
di versi, ogni notte i
miei ospiti lo
distruggevano.
e fui poeta.
2
passavano nella mia
casa. mi offrivano vizi di
suono
menzogne funzionali alla
mia lontananza_
qualche volta mi rubavano
i soldi
ma ogni giorno io mi
sveglio
e li benedico - i poeti,
quelle fughe di argilla piene di causa
e di fede.
erano accenti di fuoco
sopra al mio sesso
in cui dio
germogliava i loro frutti
a cui egli si chinò per un
facile ricamo di
tenerezza, crederlo immortale
questo spoglio letame che
è la mia vittoria
sulla morte.
nuda come tutte le donne
sono scivolata in un
delirio purissimo,
_e che non mi abbandoni_
poesia fu un calmo stagno
in cui
non divenni ninfa
e non fui narciso, e
simile a
un avvento di prime luci
nè cuore inerme di
genti
- eternamente adolescente -
ma un povero diavolo
come te che ha pagato
per un calvario che non ci
appartenne,
uno specchio limpido,
lontani da dio e dai miei
regni antichi
che non ho mai visitato.
3
amore, tu che hai visto
con le tue mani
la profondità dell'anima
mia
e non mi hai temuta
cantala per me
questa parola infinita nel
momento di un ventre
che non può finire:
tutti vi bagnammo le dita,
per amore o per ferirci,
_io credo _
prima di salire
sulla croce per sempre.
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