domenica 24 gennaio 2016

Vangelo secondo Luca (3,21-22) poesia "presentista"

Foto di Carmine Petruccelli















1
ma però non ha fine
il carnevale delle figure
acceca il cuore, pone fra le dita
ghirlande di fiori, di fuoco di fiori,
breve seppure eppur fuoco di fiori;
è come la morte dell'allodola
chiama una luce non vera, solo scritta
e per me che sono poeta è
quanto conta.
e mai più bacerò il tuo sangue
_ iridi verdi_
oscure come noccioli di oliva,
come l'animo delle tue mille muse
di gesso nel giardino di gesso
vicino all'ex teatro comunale seccareccia
con l'insegna di gesso, per farci a terra la campana
sghimbescia, l'esordio delle orchidee
per un pallido all'arme
di giovinezza.

eppure grazie a te io canto
di questo tutto
fuggevole_fugace_mente_
l'indomabile, l'ultraterrestre vertigine, i gerani
alle finestre degli ospedali_
_alle osterie vidi mio padre diventare
mio figlio_ per affari oltre i tramonti _ raggi d'oro
che si spezzettano
negli occhi, come puoi spezzettare
uno spaghetto.

2
non ho amato abbastanza
non ho amato fin troppo!
non ho peccato una volta!
non ho nel cuore che un cortile di limoni
e la vecchia cisterna azzurra che fu sostiuita
con una a forma di anfora,
nell'aria scintillante di bambiti e ghiozzi.
.
non ho fatto a botte a dovere
come prescrive il codice dei mascalzoni
non so fischiare, non ho mai rubato tre foglie di rapa
tre fili d'oro a uno scalo

in algeria
sotto la leva_ ndr.

eppure questa bava che filo,
questa indecenza
è la mia scienza, e ve ne prego
candidatemi al nobel per la furfanteria
per chi volli raccogliere questo cestino di sorbe
_per la giuria_
un passo di tacco, un carattere di diamante
con la mano libera del caricaturista
 

ignoro completamente il moto
delle fonti
l'artiglio chiuso dei bronzi _mi par di vedere le fiamme:
eh sì, anche io amai; amai il languore

tecnico dei marasmi, una febbre ideale
che mi ha coperto di gore
e di teatri.

3
e forse tu
tu mi
solleverai
da un sonno di piume
e arena sopra un pianto di viola
che non ha spini
ma solo sangue - celeste, sgranato
color pesca-disteso sangue, nerissimo-acerbo
specchiato in un fulcro _

dell'animo che danza.

gentilissimi
miei
signori.

e mi condussero
al giordano
come si usa
per il volere della crisalide
che è prima falena e poi
crisalide, falena e poi
crisalide.

- ammaif, ammaif, che nulla significa
in questo bel mondo

 




 



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