giovedì 19 novembre 2015

Hotel Edèn


Foto di Sara Capomacchia

















1
e il terzo giorno egli disse: << vi punirò per i
vostri peccati che non commettete>>
pronti? lo spettacolo sta per cominciare:
   fiori per la santa delle lanterne.
alle volte querule  le soste mete,  porte della festa
dei teorici: operai spiumati -  canterini canarini
dove non geme la pietra canta la pietra. venite ad adorare
il grande randagio, venite al pozzo fervido, al
forziere imprescindibile, forza accorrete pesci
moltiplicati! la sferza ai desideri,
cambia il ritmo in fragore, rima il vespro con laurora,
poeta contiene la parola profeta e viceversa disse
vestito da pulcinella. gli sfilai il colletto e lo sfidai a una bevuta allultimo
colpo. si sfibra il vento da un oblò in fili
di nulla sottile sottili. << è il bonzo, la metrica delle luci_
puoi irriderlo, spingerlo giù dal parapetto,
cantarlo scriverlo amarlo. e versatile monovolume 4x4
macina tracima si infima, si semina si sperpera 
in versi di candido stupore, 
setiforme aeriforme spiriforme variforme   informe adiacente
tangente parallelo va a cherosene e diamanti e olio di ricino, per i modelli
più economici; amalo cantalo scrivilo. pagalo per farti leggere le carte.
fuori le mani, non entrate se non avete quella specie
di emme nei palmi di ognuna>>.

2
braccate ortensia
arginata  nella tecnica delle illuminazioni, 
il suo argine è lilluminazione
brancolate nel buio in cerca di ortensia  fumatevi i gioielli 
di ortensia. un
sigaro? non si dica in giro 
che è taccagna. fumatevi ortensia.invece
lo è e rozza. servetta
allhotel edèn - lodore della hall dellhotel quando piove dalle
volte querule.   il rock  a billy non la molla. 
e lhiv.  braccate ortensia
con il disarmo delle vostre truppe, con uno strafare dellinnocenza
con la felicità e con la gioia dei lutti. con 
la poesia bebop, va  - iridescente di profumi
rubati alle salumerie del tempo e la sua iridescenza vibra fra le campane 
fino a farle crollare
braccate ortensia - è caduta in un lago di aghi ghiacciato
popolato è largine di fuggifuggi e di addii al celibato. portatemi 
ortensia
voglio chiedere la sua mano, prima che
sia morta. prima
che sia inebriata del tutto
del tutto.

3
e le foreste ingrigite nelle punte delle dita
e le parole per bene
e le parole per male. e il vitto e lalloggio 
in sagrestia per i randagi
dellanima e il risultato
che si rivolta contro il dividendo - 
e la magia. e il riavvio
dellanima dopo lantivirus
e limproperio assoluto  dellamore e i figli 
e le madri il vino unito al latte per calmare
le culle e il frangersi delle spume contro il silenzio dei poeti
e lelvis di turno in una piccola bara 
di lenti a contatto e io e tu
e noi e tu e io e landirivieni fra inferno e 
terra per approdare a una fortuna senza stenti,
di armonie fortuite. il tram dellultim
ora e qualche filo
di tabacco da fumare in solitudine - il cuore entra nel tumulo cirriforme
della fratellanza e la fiamma che si alza negli sforzi della parola amore
e le foreste ormai ingiallite, l abbaiamento del cerro 
sgozzato allalba.

4
la strada è diventata un canale di irrigazione, 
vanno le ultime arche
ai lati stanno impalati gli ultimi schiavi, di fianco -
attento - le punte dei forconi spuntano dai colli
delle tonache.  i fuochi delle terra contrarsi come 
prima di una fanfara eiaculatoria
di questo carnevale di forme elementari
- quanti nei piatti ma è la metafisica che per millenni ha sfamato
i nostri padri, tutto gira intorno a un tuorlo  
àncora vana e il male si contrae
in esso e gli uomini danzano attorno al tuorlo e il bene 
si contrae in esso e gli uomini
danzano attorno al tuorlo e scrivono e amano e cantano
con lora e il mai cesellati nelle carni rannicchiati a mo di feto, maschere danzanti
nella luce mezzo-estiva pensile perenne sul 
tratteggio a china della vita
rovesciando perifrasi e cacofonie per farle diventare 
poesia: eutanasia del concetto,
contro questo male stritolante tutti 
intorno al tuorlo danzando amando confidando
i nostri albori allaborto di turno. cerchiamo non so che
e cerchiamo fitti dello spasimo. prima della colazione 
allamericana: la morte?

5
e labiura dei patti
e il veto, il greto gremito fino alla voliera
si accalcano i pochi sublimi
di homo sapiens ridens
stropicciandosi le alucce dorate per irrobustirle prima del volo
fuori dalla coclea tintinnante.
non ci vuole molto a finire in un egloga iglù di settimanale
con una foto di bimba che imbraccio un fucile di giada, i boccoli
grigi    laccati dalle mani 
delle prefiche:

dai a cesare luva! e mostra le mani  prima di entrare.
e il primo giorno di questa primavera, 
lultimo della settimana
una bruma si leva sulle pianure, fa sudare le bestie
a pranzo mangeremo sangue fritto - acqua, ambrosia,
i gessetti rubati dal cassetto della maestra  di trasmigrazione
è la pasqua - così pare - ultima.   il tramestio rotatorio
lamnèsia dopo la legge. 
e la luce si scompone sulle gittate e le pietraie
fa un giuoco fra le code
dei pavoni, muove sopra alla mia bocca una corda di violino.
<<o coltelli _ o querule volte o miraggi o chimere dei briganti
o così è e sarà o luce riemergente,
o mani degli uomini slegate dai ferri ai flauti o verdi affastellati o demòni
infiniti o amori o veterani miraggi sulla terra o 
o parti eguali, o pallide estenuanze - nella vallata,
nel fango, Io vi   conosco. Io 
vi conosco>>.
<<e la mano di Giuda sfiorò la croce irrea:
sanguinò      per tutti>>

 






elia b.
  

2 commenti:

  1. E' da molto, Elia, che io penso tu sia il nuovo Pasolini.
    Con la sincerità e l'essere diretto come Bukowski.
    Solo che sei tu.
    Quindi meglio!!!!!

    RispondiElimina
  2. e una volta mi dicesti pure: mi ricordi piero ciampi
    ma guai a fare la sua fine...

    RispondiElimina

I COMMENTI SONO IN MODERAZIONE.
SARANNO PUBBLICATI SOLO DOPO MIA LETTURA.
GRAZIE, ELIA