Foto di Sara Capomacchia |
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e il terzo giorno egli disse:
<< vi punirò per i
vostri peccati che non
commettete>>
pronti? lo spettacolo sta per
cominciare:
fiori per la santa delle lanterne.
fiori per la santa delle lanterne.
alle volte querule le soste mete, porte della festa
dei teorici: operai spiumati - canterini canarini
dove non geme la pietra canta la
pietra. venite ad adorare
il grande randagio, venite al pozzo
fervido, al
forziere imprescindibile, forza
accorrete pesci
moltiplicati! la sferza ai desideri,
cambia il ritmo in fragore, rima il
vespro con l’aurora,
poeta contiene la parola profeta e
viceversa disse
vestito da pulcinella. gli sfilai il
colletto e lo sfidai a una bevuta all’ultimo
colpo. si sfibra il vento da un oblò
in fili
di nulla sottile sottili. << è il bonzo, la metrica delle luci_
puoi irriderlo, spingerlo giù dal
parapetto,
cantarlo scriverlo amarlo. e’
versatile monovolume 4x4
macina tracima si infima, si semina
si sperpera
in versi di candido stupore,
setiforme aeriforme spiriforme variforme informe adiacente
in versi di candido stupore,
setiforme aeriforme spiriforme variforme informe adiacente
tangente parallelo va a cherosene e
diamanti e olio di ricino, per i modelli
più economici; amalo cantalo
scrivilo. pagalo per farti leggere le carte.
fuori le mani, non entrate se non
avete quella specie
di emme nei palmi di ognuna>>.
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braccate ortensia
arginata nella tecnica delle illuminazioni,
il suo argine è l’illuminazione
brancolate nel buio in cerca di
ortensia fumatevi i gioielli
di ortensia. un
sigaro? non si dica
in giro
che è taccagna. fumatevi ortensia.invece
lo è –e rozza. servetta
all’hotel
edèn - l’odore della hall dell’hotel quando piove dalle
volte querule. il rock
a billy non la molla.
e l’hiv. braccate ortensia
e l’hiv. braccate ortensia
con il disarmo delle vostre truppe,
con uno strafare dell’innocenza
con la felicità e con la gioia dei
lutti. con
la poesia bebop, va - iridescente di profumi
rubati alle salumerie del tempo e la
sua iridescenza vibra fra le campane
fino a farle crollare
braccate ortensia - è caduta in un
lago di aghi ghiacciato
popolato è l’argine
di fuggifuggi e di addii al celibato. portatemi
ortensia
ortensia
voglio chiedere la sua mano, prima
che
sia morta. prima
che sia inebriata del tutto
del tutto.
3
e le foreste ingrigite nelle punte
delle dita
e le parole per bene
e le parole per male. e il vitto e l’alloggio
in sagrestia per i randagi
dell’anima
e il risultato
che
si rivolta contro il dividendo -
e la magia. e il riavvio
dell’anima
dopo l’antivirus
e l’improperio
assoluto dell’amore
e i figli
e le madri il vino unito al latte per
calmare
le culle e il frangersi delle spume
contro il silenzio dei poeti
e l’elvis
di turno in una piccola bara
di lenti a contatto e io e tu
e noi e tu e io e l’andirivieni
fra inferno e
terra per approdare a una fortuna
senza stenti,
di armonie fortuite. il tram dell’ultim
ora e qualche filo
di tabacco da fumare in solitudine -
il cuore entra nel tumulo cirriforme
della fratellanza e la fiamma che si
alza negli sforzi della parola amore
e le foreste ormai ingiallite, l’
abbaiamento del cerro
sgozzato all’alba.
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la strada è diventata un canale di
irrigazione,
vanno le ultime arche
ai lati stanno impalati gli ultimi schiavi,
di fianco -
attento - le punte dei forconi
spuntano dai colli
delle tonache. i fuochi delle terra contrarsi come
prima di una fanfara eiaculatoria
di questo carnevale di forme
elementari
- quanti nei piatti – ma
è la metafisica che per millenni ha sfamato
i nostri padri, tutto gira intorno a
un tuorlo –
àncora vana e il male si contrae
in esso e gli uomini danzano attorno
al tuorlo e il bene
si contrae in esso e gli uomini
danzano attorno al tuorlo e scrivono
e amano e cantano
con l’ora
e il mai cesellati nelle carni rannicchiati a mo’ di
feto, maschere danzanti
nella luce mezzo-estiva pensile
perenne sul
tratteggio a china della vita
rovesciando perifrasi e cacofonie per
farle diventare
poesia: eutanasia del concetto,
contro questo male stritolante
tutti
intorno al tuorlo danzando amando
confidando
i nostri albori all’aborto
di turno. cerchiamo non so che
e cerchiamo fitti dello spasimo.
prima della colazione
all’americana: la morte?
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e l’abiura
dei patti
e il veto, il greto gremito fino alla
voliera
si accalcano i pochi sublimi
di homo sapiens ridens
stropicciandosi le alucce dorate per
irrobustirle prima del volo
fuori dalla coclea tintinnante.
non ci vuole molto a finire in un
egloga iglù di settimanale
con una foto di bimba che imbraccio
un fucile di giada, i boccoli
grigi laccati dalle mani
delle prefiche:
delle prefiche:
dai a cesare l’uva!
e mostra le mani prima di entrare.
e’ il
primo giorno di questa primavera,
l’ultimo
della settimana
una bruma si leva sulle pianure, fa
sudare le bestie
a pranzo mangeremo sangue fritto - acqua, ambrosia,
i gessetti rubati dal cassetto
della maestra di trasmigrazione
è la pasqua - così pare -
ultima. il tramestio rotatorio
l’amnèsia
dopo la legge.
e la luce si scompone sulle gittate e
le pietraie
fa un giuoco fra le code
dei pavoni, muove sopra alla mia
bocca una corda di violino.
<<o coltelli _ o querule volte o
miraggi o chimere dei briganti
o così è e sarà o luce riemergente,
o mani degli uomini slegate dai ferri
ai flauti o verdi affastellati o demòni
infiniti o amori o veterani miraggi
sulla terra o
o parti eguali, o pallide estenuanze - nella vallata,
o parti eguali, o pallide estenuanze - nella vallata,
nel fango, Io vi conosco. Io
vi conosco>>.
<<e la mano di Giuda sfiorò la croce irrea:
sanguinò per tutti>>
vi conosco>>.
<<e la mano di Giuda sfiorò la croce irrea:
sanguinò per tutti>>
elia b.
E' da molto, Elia, che io penso tu sia il nuovo Pasolini.
RispondiEliminaCon la sincerità e l'essere diretto come Bukowski.
Solo che sei tu.
Quindi meglio!!!!!
e una volta mi dicesti pure: mi ricordi piero ciampi
RispondiEliminama guai a fare la sua fine...