venerdì 26 settembre 2014


1

A mala pena,
il tempo di un uovo sodo nel pentolino con il beccuccio;
di solito lo usiamo per il tè -
e gli alberi sfiorati da re Mida
nel vento limpido

Fu

un’epoca un lasso
un minuto
una cambiale
il battito d’ali di un pollastro dietro una retina ricavata da un letto

con occhi impietosi
dietro la rete lui, io: uguali che
potrebbero scambiarci

per compari.

Fu limare gli spigoli della luna,  il riguardo
verso i bambini di casa e le maniglie delle porte.

la tua lacrima da
cipolla che confusi con una di quelle
parole là, una di quelle
che non voglio mettere per
iscritto.
Ogni cosa moltiplicata dalle note al
testo della vita.

20 minuti scarsi fra i tuoi denti
e le tue cosce e le tue ali, che non sparsero piume, ma polvere
di soldati americani precipitati nelle cave di tufo.

tipicamente e drammaticamente umano;
l’ altra lunghezza  battuta nel
profondo.

2

Voglio scendere
nei tuoi occhi pieni di monetine Voglio salire fino
Alle tue nevi per guardare con la
luce trafitta
Dallo sperone azzurro delle
Acque.

voglio dormire Il sonno delle arance, profumare come le vecchie casse da corredo
dove ho scoperto dio a sbirciare, e nelle soffitte infuriate contro la luce
e un uomo che non muore
perché compiamo una corona di spine
Che ci purifica con la terra.

Ma la terra è una tazza di grano immensa
-io non sono degno – dice lo sciocco.
Ma la terra è una tettoia per lavori immensi
Ma la terra è un pianoforte smisurato

3

Mille ne tenevi con lo sguardo
e nelle mani un brulicare di bambini-formiche alla palla, alla
conta, al ballo con la
scopa E le donne dalle____ vesti fulve

Sono ingiallite con l’autunno d’improvviso
nei cortili ogni giorno;
si sgrana il cuore come un melograno
parole per pregare il vento a sé le stringe.
Io voglio che i buoi parlino con

le grandi sorgenti,
ognuno con la propria ferita sanata
o fresca di fiato per la biro.
Ed è forse sera o mercoledì, o un congedo
militare inaspettato

e il fuoco conversa con l’aratro segretamente.
scendono le ragazze festose come una

scazzottata fra amici 30, 40 lustri fa, gli orci sottili, le sere di oggi
fino Ai piedi dell’Aoria, e a Granada
E la Madonna della Cava

incenerisce nelle corone di
verbena.



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