martedì 19 agosto 2014

del sorbo e della cavalla



1

lungo la muraglia
il nitrito della cavalla screpola
il bulbo oculare

dell’orologio;
la torretta del santuario
tenuta in piedi dalle mani delle monache, mai
avvizzite che scorrono dentro
arpe snervate
alla muraglia è millimetrata
una roggia per il perimetro intero,
al fine dell’acqua e i topi che
ci vanno a bere,
a morire, con quella stramba cortesia che
hanno di allontanarsi
dalla colonia.

vi è nel fossato a un certo punto
del mio andare
,
2

non si sa come
o chi l’abbia ordinato, un sorbo massiccio
- fortemente
come di volontà anzi,  desiderio.
sulle cui foglie sottili
- labbra dello spergiuro
io mento l’amore di
tutti i poeti
e ti ho scritto poche lettere –
perché almeno potessi allacciarti al suo
pensiero. e crescono i sassi, portano
i bambini le loro piume

da qui, dalla fine del mondo,
con la carta rimediata
riflessioni parcheggiate in
doppia fila.

il tempo? oh, lui, dall’alto, dal basso
che sia, sta - a condensare

esamina
con l’anemoscopio  il fulcro del tuo vento, scruta.
Ma il tempo non getta semi

3

questo ci hanno
insegnato e il sorbo inverdisce
di musco al tronco

- peluria di ragazzino. e c’è chi al massimo conta
cadere le foglie
invidia maturare il frutto,
io in attesa
che invecchi, che si raffini il distillato;
secondo la ricetta di una vecchia
sciamano,
per gli ospiti miei

non ufficiali, ombre,, finestre arrotolate al crepitio

dei fuochi. stelle ilàri, stelline.







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