disponiamo
dei mezzi per ideare
Sacri
Imperi sull’estremità
di
una lama di forbice, in
questi
libri mutanti
Cibo
sanguigno per chi specula povere Menti. La
pianta
aperta a fatica
oh,
i Grandi troni purpurei,
stranieri
nel fango della pasqua
intrauterina,
tirano
coperte
sopra i nostri gladiatori,
socchiudono
tendine,
distillano nelle vasche da bagno
il
sangue alcolico per il totem,
le
ferite riaperte per uso.
ora
devono surrogare aborti
quintessenze
metriche
mentre
un arcangelino testardo decanta figurazioni
ovvie
per chiamare il tramestio della
toilette
pubblica
“piccola
rivoluzione occidentale”
stiamo
appollaiati a capo chino
sul
bordo seghettato della paranoia
standard
fuori uso
mentre
gentildonne incappucciate
solfeggiano
malcontenti
onirici
– ristrettezza di ninnoli
per
le bambole ai fili serici, annullamenti
dell’anima
per roba folle
nessun
orgoglio negro a cui
passare
la stecca da biliardo, allo zoo non un flash
di
kodak che stampi ideogrammi per
haiku
nella’aria collosa – siamo io – e sei tu –
-
ghiaccio?
voglio
dei gelsi nel graticcio
del
mio cortile. un racconto morale sull’estremità
di
una lampada a petrolio, voglio
una
porta blindata, grate alle finestre,
per
tenere fuori la poesia
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