giovedì 21 agosto 2014

cinque




disponiamo dei mezzi per ideare
Sacri Imperi sull’estremità
di una lama di forbice, in
questi libri mutanti
Cibo sanguigno per chi specula povere Menti. La
pianta aperta a fatica

oh, i Grandi troni purpurei,
stranieri nel fango della pasqua
intrauterina, tirano
coperte sopra i nostri gladiatori,
socchiudono
tendine, distillano nelle vasche da bagno
il sangue alcolico per il totem,
le ferite riaperte per uso.

ora devono surrogare aborti
quintessenze metriche
mentre un arcangelino testardo decanta figurazioni
ovvie per chiamare il tramestio della
toilette pubblica
“piccola rivoluzione occidentale”

stiamo appollaiati a capo chino
sul bordo seghettato della paranoia
standard fuori uso
mentre gentildonne incappucciate
solfeggiano malcontenti
onirici – ristrettezza di ninnoli
per le bambole ai fili serici, annullamenti
dell’anima per roba folle

nessun orgoglio negro a cui
passare la stecca da biliardo, allo zoo non un flash
di kodak che stampi ideogrammi per
haiku nella’aria collosa – siamo io – e sei tu –
- ghiaccio?

voglio dei gelsi nel graticcio
del mio cortile. un racconto morale sull’estremità
di una lampada a petrolio, voglio
una porta blindata, grate alle finestre,


per tenere fuori la poesia








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