Io
salendo
discendendo scale,
gradinate,
scantinati,
Stive di barconi al banco, sortite antincendio,
poggiando
il piede sul piolo con gli occhi fra mille
lune-limoni. Aspri, li dici, io li chiamo -
arrivederci, Francesca -
Armandosi di buone parole,
buon tempo - luminoso variabile, pescando fotoni –
come dire il Padre Eterno – in fondo
al cuore e sulla sua superficie
di daino, galassie, i semi di prezzemolo in un
setaccio
e non mi si dica che è vizio.
La polvere di neutrini che
ti
attraversa,
come a far traboccare il calice
di una lampada a risparmio
Aperte (,) chiuse porte, finestre
sportelli d’auto,
cancelli di giardini confidenziali in cui la divina
scienza ha piantato
carote, tralicci di impianti telefonici, pomeli, bocce
di
candeggiante, lattine di whiskey, cocci rotti;
sotterrato l’arancione tonaca di giglio
della banda larga -
Avvoltolate le retoriche, srotolate bobine di nastri
di inchiostro
che è festa, il mattino, improvviso
Scrivi, scrivano. Fucila, fuciliere.
Non hai vergogna – perché dovresti? -
Non hai bandiera. Solo l’utile fra la mani sorseggiato,
illividito, avverso.
illividito, avverso.
*
Fare capolino ciocca d’erba
nella neve
confusa con il fango e le orme dei cinghiali -
oh, si che vorrei .
ma sul fondale di una variazione cade a pezzi immoralmente
anche la mano di un imbianchino provetto
E scendi la scala, richiudendo l’ingresso con il
tacco alle spalle,
sbarri la porta dell’auto, fino __al castagneto
scavalchi il recinto.
Ogni cosa grida; la pietra, pietra fino
al cuore, le gazze ladre che ti portano via per sempre
qualcosa -
dagli occhi - valga il fio alla strozza -
dagli occhi - valga il fio alla strozza -
amore, amore, che baccano fa il cencio caduto
dalla finestra, la piuma posata con
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