blues il mio nome di battesimo;
lasciato case
vuote, cari, volumi alle mie strade per
non essersi
dette da un capo e l’altro del lampo
il nome
che i poeti hanno per la luna
come
bianco il blues pare a una vena di sguardo
appena
desta... sapevi? luna di fiori di suono
fra i diari perduti
dei
naviganti, \ quando ti ho conosciuto
non ero
che una giovane serva/
*
blues anche
il nome dagli amici, dato per scherzare,
stretti a
portaspilli su di una panca, orfani
di ogni amore che domani abbiamo vestito
di un défilé di
carrozze
*
negata l’
allegria a lettere d’oro che vigili,
sopra un
vetta di stelle nude, dire che
m’ami
qualcuno pure se ho
genti che
alienano il mio cuore …ma l’amara allegrezza…
i florilegi
di coccio:_ pure quello vietato alle mie leggi
nei replay in cui ti vedo, senza dir
voci,
viluppi, modi, e ti nascondo
lì, in un bulbillo
di mondo,
il fracasso di una culla senza fiamme_ ridere da qui
al centro
di un furto_ senza istanti, la fanfara di chi siamo nella barbarie
di un sacro non muoversi, per la corsa
dell’infanzia…
se lo
facessi, violassi le loro leggi _ mentre dormivo
nel giardino
delle idee_
mi bandirebbero, certo,_ dalla
capitale_ e si sta bene qui
capitale_ e si sta bene qui
il vino
come il miele_ il carbone riarde nei bracieri_
la cittadella di limo, con precisione so
dirti
che ha mangiato oggi il fabbro
che cotone ha usato marinella per
imbastire una voce
nuova nuova...
nuova nuova...
oso a volte un rondò \ di una
nuova nerezza
nuova nerezza
il contorno agli orli dei miei margini.
ma ho la danza del seme di cotone piantato
nel sangue,
il fulcro di una lappola che piange…
*
un fiume sopra la mia ultima casa_ non avrò che pochi anni nella sporta ai
lati dell’addome_
un fiume
e nulla più. invece di un corteo
di rose.
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