giovedì 11 febbraio 2016

Ezio Bosso, di Fabrizio Marino

Foto di Sara Capomacchia

















lungo orizzonti di cotone
è andato a perdersi il mio sguardo 
infinite
volte in cui le mie dita hanno segnato
la danza dei merli di marzo.
dio ha ubicato il dolore nelle mie gambe
ma euterpe
ha pensato bene di donarmi
ciò di cui i fiori si nutrono.
piangono le api
sugli spartiti di miele,
il mio suono è il nettare,
piacere cantato a madri vili che plaudono ai demoni inferociti.
io sono il tutto, io tra le mie dita possiedo
le mille stelle celesti
e nei miei piedi
dolore mi fingo poeta sciocco,
calandomi braghe e nudità,
a un un dio inerme, compiacente delle lacrime
di mille muse ascoltanti.












F. Marino


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