Foto di Sara Capomacchia |
lungo orizzonti
di cotone
è andato a
perdersi il mio sguardo
infinite
infinite
volte in cui le
mie dita hanno segnato
la danza dei
merli di marzo.
dio ha ubicato
il dolore nelle mie gambe
ma euterpe
ha pensato bene
di donarmi
ciò di cui i
fiori si nutrono.
piangono le api
sugli spartiti
di miele,
il mio suono è
il nettare,
piacere cantato
a madri vili che plaudono ai demoni inferociti.
io sono il
tutto, io tra le mie dita possiedo
le mille stelle
celesti
e nei miei
piedi
dolore mi fingo
poeta sciocco,
calandomi
braghe e nudità,
a un un dio
inerme, compiacente delle lacrime
di mille muse
ascoltanti.
F. Marino
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