domenica 17 maggio 2015

A C. Bove




















1
Certo, è la vita.
Vedo.
Ma in tutta franchezza non me la sento
Di inchinarmi. Scintillano                     le posate
Sulla tavola imbandita
Ho faticato a raggiungere la vetta
E nemmeno mi si invita
a sedere. Non merito forse                 un amorino,
per i venerdì santi -
Linsonnia mi ha spinto oltre
Il bosco, siamo la gleba del cuore

tienitela la tua anatra all’arancia_____sillaba per sillaba

Troppo compiacente per indossare
Un’aureola, anche di questo
Mi hanno accusata, ma è una cosa che non ho mai preso
Troppo sul serio.

Tramonti che dovrebbero
Tramontare – invece.

Ma una prima luce, piangi piccola ninfa, piangi
Contro gli ultimi chiffon

2
Non è l’amore a far
soffrire, sì, ma cosa E lo chiedi a me
Che ho conosciuto                                     ricciolitenebri
Di nome Fra Diavolo. Un chiodo
Penetrato nel ventre.

- dalla padella alla brace -

la Verità? ma toglierei quella maiuscola,
non ci ho capito un acca.

e le voci del                                                 mondo     mi
traversavano
una sagoma di finta bimba
poteva bastare

3
_________|__________

un ebanista sarebbe stato ostentazione, era chiedere troppo
un turacciolo, una pinzetta da nuotatore
Tutto era già era

Servito sul palmo della mano.
scuotere un ciliegio
Ma giù pietre nel fiume,

esangue battezzata infermità___________

Di voi,  questo _____mi viene?
__________

la caliginosa orfanezza della poesia.
___________________


Sia maledetto chi mi darà
Da bere._________



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