Dell’ignea
furia, ai gremiti scanni
Non fu
tutto un
Rimirar di
stelle? Vedo
Che
intorno, tu di te piena, il tuo spiro spandi e vago
il censir mio
Per mari e
prore, e valli ove la mente risiede al passo
E incalza,
di umane e discordanti sorti,
Trasogna
un flusso.
Ha mai
volato
l’anima mia? E chi è questa folla
l’anima mia? E chi è questa folla
Che
affanna alle mie spalle la parola
amore, amore, amore, infinita_
mente - amore?
amore, amore, amore, infinita_
mente - amore?
Solitario
il mio tacco seguita a pigolare
La lingua
della muraglia e questa
Canzonetta di taverna
che stornella il
Piccolo
uccello di gabbia e di fosso.
Distendi
un velo rosso,
che sia di poco,
che sia di poco,
Chi
degno sia della
Dolente
seta? Re seppure, si voglia indegno, premo
Alle desolate
stanze mie - ecco mi fingo -
Aulenti e
d’oro ingenuo
Per
meditarmi alle capaci pagine
Di sé
burlando e gli altri,
volpe o folle, io.
volpe o folle, io.
Ma dimmi,
dimmi,
Non fu
tutto quel desiderio
Un rimirar
di stelle? Un finger benigna la
Pietà dei falsi, un sole la candela nella
Pietà dei falsi, un sole la candela nella
Breve
sibilla dell'argento
A specchio?
Non fosti
tu l'ardere raggiante
In vero
simile a un astro - istessa tu - e nuda e
Affamata
carne?
E a dire
ti dissi – io sono povero – ecco il mio Regno: l’infinito e ti
Donai un’ampolla
piccina
D’acqua di
piovasco, per provarti la mia
Infanzia
disadorna.
Fu ch'io
non compresi. Ma la mia anima,
soffiata a fuoco ampolla,
soffiata a fuoco ampolla,
Gettasti a
terra, le mie fontane danzanti, delle mie genti,
Voltandoti
ridendo, né mai più
Ti ho
riveduta.
Correo incantamento, si prosciugò il rivo,
E il nevaio fu a nido di gementi greggi
Correo incantamento, si prosciugò il rivo,
E il nevaio fu a nido di gementi greggi
Bandito col suon dell’ armi,
E la sorda
voce dei cari miei
Malevoli,
Madri, anche
Il vostro ho inaridito pianto: fu ch'io non
Il vostro ho inaridito pianto: fu ch'io non
Compresi!
E se più oltre non piovve sul dorso
De' rospi,
Amore, amore, infinitamente amore! Ma in cuor mio ancora mi
Interrogo il destino e il travaglio
Che cangia lo stile
Del poeta, e del veleno
Fulgido: amore sempre amore, e di natura.
Se fatti non fosser, ____di ciò ho
Maniera - peso e piume,
per gridare nella notte, sarebbero
alla terra anco i pipistrelli?
Cose vane preziose, giocose
Faville e altere.
Diletto vivere alle provate labbra, ecco, di questo comprendo
E nescio d'avanzo; e come un dì d'allegrezza colmo
Per stesso incanto, aprirò la finestra
Mai più siffatta luna!
Interrogo il destino e il travaglio
Che cangia lo stile
Del poeta, e del veleno
Fulgido: amore sempre amore, e di natura.
Se fatti non fosser, ____di ciò ho
Maniera - peso e piume,
per gridare nella notte, sarebbero
alla terra anco i pipistrelli?
Cose vane preziose, giocose
Faville e altere.
Diletto vivere alle provate labbra, ecco, di questo comprendo
E nescio d'avanzo; e come un dì d'allegrezza colmo
Per stesso incanto, aprirò la finestra
Mai più siffatta luna!
aulicamente perfetta!
RispondiEliminaè 'na schifezza!
RispondiElimina