domenica 20 luglio 2014

Le Toilettes Sono Sempre In Fondo A Destra






1

per l’appunto, per l’appunto.

non sono quel genere di persona, chiamali poeti, chiamali polli. per
me è lo stesso. prima o poi finiscono entrambi appesi a
un gancio per essere pesati, valutati, prezzati.

tengono gli occhi incollati al vetro

di qualche finestra
che se smettessero di guardare crollerebbe
il satellite che trasmette i
mondiali, per la gioia di
chi parteggia
per gli indici di gaza oggi 20 luglio
2014, ore 3 e 08 del mattino, ma potrebbe essere domani 1961.
la presa della bastiglia, il focolaio di
napoli africana.

questo è ciò che credono, poveri polli, poveri poeti. ho bevuto troppo
succo di mela, e mi si contorcevano le budella
per il dolore, perciò

questa poesia odora di merda
e lo so bene
che dovrei piantarla di vantarmene, ogni cosa che
scrivo ha questo chiaro odore,
meraviglioso.
i francesi non usano il bidet, non si
lavano le mani - e neppure io. ma pestare una merda
porta bene un po’ ovunque.

una cosa so

per certo, che ho imparato
da qualche parte in qualche tempo. forse ubriaco secco che
rimettevo l’anima al creatore in un cesso
pubblico di fianco a un
tizio con
                                            la voglia di parlare -

oh, questo genere di scimmia
parlante,
la si incontra di rado: la poesia dovrebbe avere sempre,
sempre quell’odore di merda –

2
non ho frugato nelle tasche delle vostre - _ _povere, __ sventurate
muse – o montale,o quasimodo, o cvetaeva! o dolce
emily delle api, antonia pozzi
grappolo di belladonna.

segno a terra con il gesso, faccio
canestro_________________ in un secchio
con una palla di stracci.
io come quelli che si tengono
dentro i segreti più ottusi, i manicaretti dello chef,
anima animale, che baciarti vorrei

adesso, sentire la tua lingua smancerosa, con un culmine di sangue
al cuore, offrirti le mie labbra sporche di visciole acerbe,
averti coscienza a piccoli sorsi, come da un
boccale veterano un chiaro vino.

3
ma  ho visto nascere

la luce sotto un vecchio solaio,       io come voi bevuto mangiato
\senza\\alcun\particolare\merito, io come voi
con il cuore nudo - io come voi.

uno dei talenti finì fra i rovi,
uno sulla pietra
l’altro sulla terra fertile, prova l’idea di un cerchio teorico
ficcarci dentro alla rinfusa porci e
cocomeri, tappi per le conserve
e piroghe

e quel talento diventò un giardino sterminato 
il mondo intero; sperperali, conservali,
oppure gettali.

ma cura il giardino come tuo padre prima di te e come tuo
nonno prima di voi
che ve la intendete
sulle belle donne e lottate come due gatti di
macchia - con lo spirito agli occhi.

non per vederlo germogliare. bensì 
entrarvi come in un tempio

però quel genere di cose che voi dite io non
l’ho mai scritto
quelle poesie incantatrici, dintorni di lune rettili, carezzevoli, infusi
di cedro e di giade in mattini
seccanti e alieni
quelle poesie che la gente nemmeno più le
ha presenti
quelle che scocciano gli
studenti del liceo.

quelle poesie-arredamenti, quelle-folate-
di-vento per le sinapsi. frammenti

di archiloco nel riflesso della luna sull’acqua
più rugginoso di una lamiera.
con questa sola ______gelosia nella mente, rimosso contro la luce
di dio tutto il fango dai vostri occhi e il naso e la
bocca e dalle orecchie. davvero __
un’ onore potervi servire.











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