domenica 6 luglio 2014

- De Poetis, Uccelli E Affini -




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SALUTE ANCHE A TE.

ADESSO MI CHIEDI SE UN POETA CONOSCE L’EBBREZZA DEL VOLO, SE È SIMILE A QUELLA DEL VINO,
LA NATURA DEL FREMITO CHE TI RIESCE DI INFONDERE ALLA PAROLA

NESSUNO È POETA A QUESTO MONDO
TUTTI SCRIVONO POESIE, LA POESIA CHE, POI, NEMMENO ESISTE
MA  FRA TUTTE LE INCERTEZZE, CON TUTTO IL RISPETTO,

NON HO MAI LETTO UN LIBRO
SCRITTO DA UN FAGIANO.

E VIA DI ANALOGIE-ANALOGICHERIE, AVERE LA DIARREA ALLE DITA;
AI POETI SI STRINGE LA MANO CON CIRCOSPEZIONE,
INSOMMA,

TORCENDO UN PO’ IL NASO.

IL POETA È COME UN PENSOSO NAVIGLIO - BRUCIANTE FEBBRILE - INCOLTO SULLA RIVA,
PER I BAMBINI AI PIRATI, E QUALCHE NIDO
DI GABBIANELLE.

CHI L’HA SCRITTO?

ALMENO UN CENTO SCONOSCIUTI PRIMA DI ME.
DAMMI RETTA, AVVICINATI
E QUA LA MANO SE C’È UN UCCELLO DA METTERE IN GIOCO È LA GALLINA
DALLE UOVA D’ORO. MA NON DIRLO, CHE NON  SE NE ACCORGANO GLI EDITORI, POTREBBERO
PUBBLICARCI! A VOLARE, COME
COMUNEMENTE

IL LOGGIONE DEI NOMINATI INTENDE,
CI PENSANO I PICCIONI. GLI AEREI, O CHI PER VIZIO AL FILO DEL RESPIRO
UN VECCHIO AQUILONE SBRINDELLATO
NO, CON LA CERA CI HANNO GIÀ PROVATO ED
È FINITA MALISSIMO.

2

I POETI SONO IN GENERE GROSSI BEVITORI,
NON DELICATE RONDINELLE

O CI ATTACCHIAMO AL GONNELLINO DEL PRETE PER GIUSTIFICARCI, ESSERE SICURI

DELLA SORTE DELLA NOSTRA ANIMA. MA NON
SARÀ PECCATO LA POESIA?

MA ABBIAMO TUTTI RADICI COME

GLI ULIVI NELLA TERRA RIARSA DOVE REGNA CHI SEMINA E MIETE E
NON PREGA E VA ALLA MESSA CON IL FALCETTO,

CHE È TEMPO – TI PIACE COME IMMAGINE?
CONCEDIMI LA GENERALIZZAZIONE.

PRENDI ME PER ESEMPIO, CHE INARCO
LE SOPRACCIGLIA PARI ALLA CURVATURA DEL MARE AL CIRCOLO MASSIMO, E RIDO, RIDO NEL VENTO CON I MIEI
CAPELLI SCIOLTI SERPI DELLA MIA MASCHERA DI MEDUSA, ANCHE SE LI HO
CORTISSIMI, TAGLIO MILITARE, O UNA CRESTA MAGARI
O GIOVANE CAVALIERE.

E FARNETICO DI CATULLEZZE
DI SAFFITUDINI COME FOSSERO I GRANDI MECCANISMI CHE
FANNO ANDARE IL MONDO,
POVERO SCIOCCO CONTRO L’EMPIREO DI UNA
BRAMOSIA,

UOMO – IO LIEVE APRENDO LE PORTE –
PER TUTTO IL TEMPO.

E VORREI PORTARTI A CASA PER FARE L’AMORE ADESSO, CON LA PREIMPOSTA CALMA
IL TELEFONO SPENTO, VIA LA BATTERIA DALLA SVEGLIA. GIÙ
LA LEVETTA DELLA CORRENTE,

QUELLA CHE NEL MIO IMPIANTO COLLEGA
I LAMPADARI E IL CITOFONO.
O FORSE AMARCI NEL BROLO DOVE FLUISCONO LE ACQUE DI TUTTE LE
GRONDAIE, GARRULE, DI QUESTO BEL MONDO
INCAZZATO VERDE.

3

OH ERATO, PER PIETÀ, OH, CLIO,
OH MELPOMENE
MA CHE… NON AVRAI INTENZIONE DI IMPORTUNARLE TUTTE? LA GRECIA È MORTA, NON LI LEGGI I GIORNALI?
EH SI, CHE I TEMPI SON CAMBIATI È MORTA PURE LA POESIA,

LO SANNO TUTTI, CHIEDI AI RAGAZZI
DELLA “SQUOLA”.

È CHE UNA PERSONA, UN TIPO NOSTALGICO MI HA CHIESTO
DI SCRIVERE QUALCOSA PER LEGGERLA

DALL’ALTARE DI SAN GIUSEPPE, SENZA TROPPE MODERNERIE, ANCHE IO HO
BISOGNO DI MANGIARE DI TANTO IN TANTO, E NON MI SONO
PERSO IN CHIACCHIERE

PER QUESTA RAGIONE INVOCAVO. COME AI
VECCHI TEMPI. E ALLORA, COS’È
CHE HAI SCRITTO, POETARUM? QUESTO HO SCRITTO.
IL NOSTRO PANE FIORE DEL FUOCO, INFINE

NOI  ZIGANI SOTTO LE NOSTRE TRAVI –  AVERE UNA CASA, PORTARLA IN

GIRO PER IL MONDO. IL VINO SACRO,
IL SANTO, IL PURO AL POSTO

DEL SANGUE, E FERVIDO. CI AFFIDIAMO ALL’IMMAGINE
DI SAN GIUSEPPE CON UN GRAPPOLO DI RUBINI AL
POSTO DEL CUORE.”

EH BRAVO_ IL NOSTRO POETARUM! CLAP CLAP CLAP -

(SOTTOVOCE)
DITEMI, ADESSO CHE SIAMO RIMASTI SOLI, AMICI. COME FACCIO IO CON 26 LETTERE A SCRIVERE UNA
PERNACCHIA! IO MI SPERNACCHIO DA ME. E PER UNA BISTECCA E UN SACCHETTO DI PATATE.
MA CHE SI CAPISCA BENE CHE È UNA PERNACCHIA E
NON LE FUSA DI UN GATTO!

CERTO CHE PALAZZESCHI CI AVEVA PRESO BENE,
QUEL VECCHIO MATTO INNAMOREVOLE.   











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