Rivedo la mia musa - è la più antica – Il suo nome Non
lo trovi in un prontuario
di medicina della Grecia antica
il suo nome è velenoso come il bacio di
chi non ha mai
baciato per amore
Più antica la mia musa della tua venere di Milo,
rubata quel giorno al museo, quella che tieni di fianco al
vecchio divano
verde, sul l’incerata color legno chiaro
e le poche
rose di una primavera sul finire
di un veliero
in un rigettare i pollini che ci hanno fatto fiori del male tutti quanti
noi
seduti intorno a una tavola né tonda né quadra
né né né
– rivedo –
io – te – la musa –
Non
ero | innamorato, e mai ho amato come allora…
e amo forse adesso mai come adesso prima
(e Catullo qui si incazza)
come un uomo ama ogni
cosa intorno che vortica e pare quel lento passo in cui ogni dolore ti entra
nelle
vene come un mela_nos ovunque e il cobalto
e il rosso e la tregua, poi
che è tardi
"my baby has got the bends" Ricordi, in
ospedale?
Ho firmato io.
- l’addio ai monti che ogni mattina rendi come dovuto
e il rosso e la tregua, poi
che è tardi
"my baby has got the bends" Ricordi, in
ospedale?
Ho firmato io.
- l’addio ai monti che ogni mattina rendi come dovuto
a dio, a tuo figlio
a tua madre, se mai
ne hai avute, a te stesso che torni al verde sempre più chiaro e chiaro e
chiaro fino a trasparire in una ecografia prenatale verde
verde come il denaro
quando è dio
e più
dell’avorio dei denti della musica - ho
amato – qualche parte del corpo di qualcuno/a
ero o non lo
ero | ma
del tratto di penna che cammina
zoppo di canzone - sì certo - e va dritta poi dopo poca strada
- liscia come su un tavolo di
biliardo -
perché a camminare si impara , si impara credi
e ad andare d’accordo col lo
zoppo
con il sordo e il resto
del disegno classico della teoria
dell’evoluzione
- che sfamava la tua persistenza di piccola cosa che non muore -
Mi abitavano piogge imprevedibili, ero la foresta il fiume
In cui ti immergi donna
Fiore del mio sesso in un fiato di Wagner
E le inferriate lunghe verso il santuario in cima al tempo
Ogni cosa è tempo, amore, ahimè, anche ogni cosa
che già è mancata
E che nemmanco principia
Ogni eccesso di grazia alle tue spalle
Tempo per fare di te una divinità senza senno,
perché ogni cosa entra troppo e sanguina, con la meraviglia di un parto
adolescente – ieri notte ho scoperto in te
La torre di babele
- uno scialle -
A te porto il mio
il mio… il tuo e vale come una orchestrina di paese
il canto mio, il tuo – intendo -
–in –
che non scrivo e tu – altrimenti ne averi fatto carnevali per
i miei serpenti Serpenti amati, e che
sia esso ovvio che sono amati
Altrimenti
Bruciamo
ogni breviario di psicologia professionale
appena scritte – è già scritta sempre una parola
viva perché viva è la parola
del poeta: - c ‘è un certa
genere di poeta femmina che
non tromba mai abbastanza
avrei potuto
farci il fondo per la gabbia di Ciccillo,
e! Ciccillo – fatti miei –
il cannarino
cann nna rino dei miei anni gialli, poi
ogni cosa è stata gialla
- fogli che - non ingiallivano – e non sono gialli adesso e te la copri muna
macchina gialla fiammante?
Ce lo hai tu un carattere giallo?
Era d’estate. E’ | sempre |
d’estate, allungando ciò che meglio s_cordi e di_mentichi e le
mani di ogni David in piazza nelle mani di
ogni uomo vicendevoli
- adesso, verso una direzione - Cos’è andare – essere – io HO
E SONO anche la bibliografia completa
di Cartesio
Da tempo | avevano smesso | di
tenermi sulla testa una matita; scalzo,
le spalle contro le piastrelle della
cucina e le olive– mi ci sarei trovato ancora molte
volte A PRENDERE LE MISURE PURE DELLA
CIRCONFERENZA DEI MEI TESTICOLI
OH mio tempo, | spezzando,
pertanto, l’attesa di un’infanzia che
sarebbe venuta mi avevano promesso E LA
MIA INFANZIA VIVA più continua sotto un mirto
O un alloro malaccorto
- con le idi di marzo
ogni Giov. Ven. Sab. Dom. Lun. Mar. Merc.
Sera mattina
mezzogiorno pranzo e cena e
spuntini -
E ancora volo alla
finestra di Wendy ogni volta che si ricorda che muore o nasce chi mia ha
scritto
Sono più corto
Più corto più corto più corto più corto corto tanto
quanto la mia ombra
A seconda della luce
sono uno spillo alto come uno spillo
Mio fratello sognava di rinascere
un qualche tipo di volatile per scacazzare sulla testa di nostro padre
Ed è riuscito a non mettergli mai
le mani addosso
Silvia | è saggia, così si vuole
dove si puote e più non dimandare | quasi
abbia | gli occhi
sicuri di una bambola centenaria., invocando con le
labbra disegnate
la musa Clio od inveendo contro un
parcheggiatore
III
Silvia è
femmina. E forse Silvia, non è il suo
nome |
- Carla? -
Tante vite ho contenuto nelle mani così si vuole
dove si puote e più non dimandare. Guardo l’anello al
medio | tu guardi il medio Alla maniera greca del
saluto al cornuto.
Tanto semplice persino nella sua quadratura |
eppure non può essere che curva
Quanto vorrei l’anima cerchio, e sono verticale, cit chat cit chat
E a segmenti e dentro un alveare ape che attenta
alla regina per il trono sul V canale
invece, come la parte
maggiore delle alterazioni. Invece .- cosa? Così, a un certo punto,
sono | diventato
albero – a forza di scrivere ovunque la menata
sulle foreste che vanno salvate che non ci sarà abbastanza petrolio tra 10 anni
se non la smettiamo di correre in bicicletta
- anche io –
come nel video di There there dei RadioHead negando facilmente |
come si suole per ogni donzella che si appresta ad
entrare
nel letto dello straniero
di avere mai sognato: muore
di tanto
I
o muta | un uomo, molti per molto meno|| Ho amato
per rabbia, si
perché ero annoiato e perché era di moda dalle mie
parti in quella certa era geologica
Ho | amato
per danaro. E’ danaro il fiato di una madre, è moneta è
Ho
amato per nausea e, forte, e per | amore, per saperlo e senza e per amore, amore, soltanto
che vuoi di più? Eh? Che ci fai col succo di carciofo?
Non mi strizzate le balle,
sono un poeta.
E. Belculfinè – 2 nov. 12 |
19:36
E. Belculfinè – (origine)5
ago. 09 | 19:37
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