I
\\Libellula. Non io. La
luce. Adesso.
Ho preso a cercare
parole che trattengano il suono del mare nella conchiglia,
per sempre. La conchiglia
sono io, almeno così
sembra.
Sei tu che lo dici. Ma meglio, molto
meglio: sono un’arpia.
Mai ho
avuto una piaga _bella_ come la tua. Ho solo
una bruciatura di sigaretta, una piccola
cosa, ricordo
di una notte buttata ai
piedi del letto.
Non il mio, allora ho creduto di tramutarmi
in un___castagno, che
sciocca. altissimo, e invece era un modo di
pregare soltanto, un rivolo d'aria
leggero. Tirami
fuori
da qui – questa barca senza respiro – sul fondo
delle cose. Ascolta. E l’acquamarina
delle tende
calate contro il putiferio.
Ho voglia
di scalpitare. Uguale a una
cavalla,
di luce, di pazzia, della terra ba_
gnata, il mio
manto nerissimo. Ora non ricordo da dove viene la forma
del mio orecchio, nemmeno. Vorresti
indossarlo? Si? Vorresti?
Vorresti? Eh?
II
Le cose che voglio
sono più forti delle cose in cui credo, ma non posso ammet
_tere che la mia sola forza è quest'
ala di cristallo,
quest’inferno da commedia, non con altre
parole più leggere, per risolvere
i tappeti rossi, al
tuo passaggio, e respingo, devo, la
fioritura del ghiaccio sopra la
mia bocca;
non sapresti comunque cosa farne.
Come se davvero fosse un ninnolo
di raro talento, un piccolo foro 0, un filo_______ Saprò ricompensarti.
Incredibile raccolto.
E così è avvenuto il prodigio. - Sono stata la prima
ad accorgermene. E l’unica -
limpido all’intuito, e
ai balconi.
III
Vengo a dirti che non sono tua
sorella, Samir. Anche se hai dormito
nel mio letto. La sabbia
che vi hai lasciato, come dopo un moto d’aria, non riesco a mandarla
via. Si è infilata dappertutto, fra le dita dei piedi, qui, sotto il
corpetto di raso di cui raramente
mi spoglio.
La bevo nell’acqua, si scaglia fra
gli affari della
piazza. C’è un modo
migliore
per diventare amici? Io conosco
solo questo.
E’ finita fra le rose, fiorite
come ogni anno.
Fra i miei tendini, scricchiolando come un vecchio galeone. Sono diventata
un'arenile, allo specchio. Un deserto fra due estremità di ascolto:
anche la
luna era reale: un porto pieno di lingue. Ho rischiato
di impazzire. Ma non è per questo
che sono per te il grido
e la pietra.
Il
prodigio è mio soltanto. Mi trabalza, nel suo sapore elitario,
caldo il ventre - anche a distanza di settimane - uno
spicchio d'aglio _ se lo ricordo. O
una ranocchia.
\\Libellula. Non io. La
luce. Adesso.
Ho preso a cercare
parole che trattengano il suono del mare nella conchiglia,
per sempre. La conchiglia
sono io, almeno così
sembra.
Sei tu che lo dici. Ma meglio, molto
meglio: sono un’arpia.
Mai ho
avuto una piaga _bella_ come la tua. Ho solo
una bruciatura di sigaretta, una piccola
cosa, ricordo
di una notte buttata ai
piedi del letto.
Non il mio, allora ho creduto di tramutarmi
in un___castagno, che
sciocca. altissimo, e invece era un modo di
pregare soltanto, un rivolo d'aria
leggero. Tirami
fuori
da qui – questa barca senza respiro – sul fondo
delle cose. Ascolta. E l’acquamarina
delle tende
calate contro il putiferio.
Ho voglia
di scalpitare. Uguale a una
cavalla,
di luce, di pazzia, della terra ba_
gnata, il mio
manto nerissimo. Ora non ricordo da dove viene la forma
del mio orecchio, nemmeno. Vorresti
indossarlo? Si? Vorresti?
Vorresti? Eh?
II
Le cose che voglio
sono più forti delle cose in cui credo, ma non posso ammet
_tere che la mia sola forza è quest'
ala di cristallo,
quest’inferno da commedia, non con altre
parole più leggere, per risolvere
i tappeti rossi, al
tuo passaggio, e respingo, devo, la
fioritura del ghiaccio sopra la
mia bocca;
non sapresti comunque cosa farne.
Come se davvero fosse un ninnolo
di raro talento, un piccolo foro 0, un filo_______ Saprò ricompensarti.
Incredibile raccolto.
E così è avvenuto il prodigio. - Sono stata la prima
ad accorgermene. E l’unica -
limpido all’intuito, e
ai balconi.
III
Vengo a dirti che non sono tua
sorella, Samir. Anche se hai dormito
nel mio letto. La sabbia
che vi hai lasciato, come dopo un moto d’aria, non riesco a mandarla
via. Si è infilata dappertutto, fra le dita dei piedi, qui, sotto il
corpetto di raso di cui raramente
mi spoglio.
La bevo nell’acqua, si scaglia fra
gli affari della
piazza. C’è un modo
migliore
per diventare amici? Io conosco
solo questo.
E’ finita fra le rose, fiorite
come ogni anno.
Fra i miei tendini, scricchiolando come un vecchio galeone. Sono diventata
un'arenile, allo specchio. Un deserto fra due estremità di ascolto:
anche la
luna era reale: un porto pieno di lingue. Ho rischiato
di impazzire. Ma non è per questo
che sono per te il grido
e la pietra.
Il
prodigio è mio soltanto. Mi trabalza, nel suo sapore elitario,
caldo il ventre - anche a distanza di settimane - uno
spicchio d'aglio _ se lo ricordo. O
una ranocchia.
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