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bello questo tempo passato a giocare
calci al sole e al muro_
fino ad esplodere le scarpe in un
viaggio, non si va oltre il giardino
dei noccioli _rossi come l’argento
e parlano la lingua delle muse_
e parlano la lingua delle muse_
vent’anni fa_ e non provo stupore se brucia il cielo il
suo tramonto
di organza
amici stretti come gli acini di un
grappolo d’oro
una pagina scritta e strappata in
fretta per non innamorarci,
con l’inchiostro del vino
d’oro.
non prego, amo a decenni alterni_
quando un decennio
si conta in una fibra di vento_ dura
cent’anni allora un decennio_
non prego il tuo dio_
non mangio dalla tua mano _ liscio la
tua sapienza che non riempie una tazza
_ trabocca di note al margine_
_ qui il malcapitato incontrò tale
drago che lo abbrustolì a puntino_
e non amo che ogni giorno della mia
vita
la tua, passata a invocare il nome
della terra, e dei tuoi occhi e dei tuoi stracci
con cui hai costruito un violino
impazzito
che non hai mai suonato.
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