respirare un
cielo di circostanze
non avvenute
o avvenute in
nostra assenza:
al grande ladro
degli orologi! saluti, saluti e bene.
uno sproloquio
sul presidente delle cattedrali
celesti
e poi il buffet
i vassoi di
antiche conchiglie
i fossili della
sovranità
sono i più
prelibati, quella dell'animo
avventurarsi in
laghi di classificazioni il sangue non è pietra
no? il mio è
diventato una cava di carbone…
siete tutti
invitati al matrimonio della fede e dell’ago...
il volto
dipinto di nero, come tutti.
la veletta
calata sul mondo
intorno
una rana mi è
saltata nel cappello dagli occhi
di sant’erasmo:
su quel piedistallo
ho allevato
tutti i miei figli:
amore,
avarizia, nonchalance _ l’ultima mia bimba dai capelli di raso…
scendi di lì
gli ho detto, santo sgherro_
cuoci questa
rana… prima... sensi e significanti
connotati da
variare in preghiere per l’attesa, denotati
di lame sul
cuore crudo.
stasera sto con
me
e il mio gatto cannella acab-magò.
ho ucciso tutti
i vostri padri sacri
la mia stella
di meridione rifiutata un cristo momentaneo
è una
esperienza oggettiva
del grande
muscolo
alieno
un cristo
interessato ai miei cavalli
ai miei cingoli
e le ruote
nelle mie corde
vocali_ dove mi sono uccisa nell'83_ più che ai sugheri che portavo
nelle tasche _
anno corrente della morte del re vipera
di quando
eressero pire funerarie per i moli celesti
bruciarono i
fantocci
della
democrazia_
ho barcollato
in cerca d’acqua in una notte terrestre
a fior d’acqua
nella classica
luce benedetta
quelle grandi
canzoni
quelle spalle
di ospite che ebbi coperte da un lieve scialle
lo sciamano mi
versò nella mezza intelligenza
il veleno per
vincere l’antidoto e mi innamorai del fantasma di un bambino
che mi intrecciò
i capelli trascinandomi
come un vesuvio
sei certo che
farà così male?
cercando verbi
che il bene non potesse scansare
ti odiai come
solo odia
chi per la
prima volta…
sei più dolce
di san francesco che parl;
chiama a
raccolta i pentimenti le risa vendute per niente
i colli al
chiaro di luna
e garrisci! lei
dormiva in mezzo alle chitarre
alle viole ai
pensieri di clio che
divaricò le
pagine e mise uno scarafaggio rosa nella bocca dell’ultimo giuda disponibile
sul mercato_
mastica bene, succhia le alucce...
una fetta di
prevert? è ancora caldo...
io le dormivo a
fianco
a 20 leghe di
distanza dal suo volto
che non ho mai
visto.
*
e passò
settembre
e passò agosto_
passarono alla radio una fughetta
per violino una
sera
passò il trafiletto
dell’incoronazione
del cinghiale
passarono chine e matite sulla pelle
girarono i satelliti
il loro tango attorno alla terra…
ciò che non passò fu la moda assurda di
morire in quei
pantaloni stretti stretti
i capelli
rasati, le lunghe ali tenute insieme dalla pece
c’è chi si
ribellava, chi non aderì_
li chiamavamo
poeti, cantafiabe, gli scultori_
baroni rampati e furori_loro_con i loro occhi...
parole che non
sarànno mai riconosciute
dalle accademie
caddero in
disuso, presto.
e li
dimenticammo, di loro resta una scitta con l'inchiostro d'oro della paura...
_dicono...
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