lunedì 22 febbraio 2016

la veste di erato

Foto di Carmine Petruccelli





















*
e intera la mia zolla
non dà più
genesi. qui
non cercare un sì che infirma, la bellezza aspra che non frutta 
 o solamente una
parola. la poesia è il mio termine
di grande fiducia,
il rovinio di una fede qualsiasi,
e tu maestro, che mi hai insegnato
che lanima è il desiderio di dio,
hai
un divario armonico che dissipa le lettere della pazzia,
un nuovo alfabeto che bagna i semi come i sonagli di un giullare.
è per questo che temo i segreti
dei poeti, ed è per questo che anche io sono sconfitto.

*
e allora
dormirò fra le girelle del vento
e le finiture che violano la mia siccità
cesseranno di gettare attorno una pace vinta.
la luce è lesca più gentile,
lasciatemi dormire.
non si perdona il bel paradiso, a dispetto del quid
indecifrato e forse ora gridi;
lo fecero tutti gli antenati: guardaci adesso.
non si perdona il sé né il grido della leva perpetua,
non si perdona il dorico eterno della poesia damore.
ha puntini sospensivi nella bocca
ladulatore giocondo,
chiama lumi di senno,  ma il ponte è avvinto alledera e nemmeno domani sarà  spostato.
parlano fra loro gli indovini -
verità non pagate in conto. non si perdona.

il fiato si gremisce di sillabe sino alla sua alfa errabonda
qui tutto si fa leco,
e cantiamo le nostre canzoni.







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