Foto di Carmine Petruccelli |
*
e
intera la mia zolla
non
dà più
genesi.
qui
non
cercare un sì che infirma, la bellezza aspra che non frutta…
o solamente una
parola. la poesia è il mio termine
o solamente una
parola. la poesia è il mio termine
di
grande fiducia,
il
rovinio di una fede qualsiasi,
e tu maestro, che mi hai insegnato
che l’anima è il desiderio di dio,
hai
un divario armonico che dissipa le
lettere della pazzia,
un nuovo alfabeto che bagna i semi come
i sonagli di un giullare.
è per questo che temo i segreti
dei poeti, ed è per questo che anche io
sono sconfitto.
*
e allora
dormirò
fra le girelle del vento
e
le finiture che violano la mia siccità
cesseranno
di gettare attorno una pace vinta.
la
luce è l’esca più gentile,
lasciatemi dormire.
non
si perdona il bel paradiso, a dispetto del quid
indecifrato e forse ora gridi;
lo
fecero tutti gli antenati: guardaci adesso.
non si perdona il sé né il grido della leva perpetua,
non si perdona il dorico eterno della poesia d’amore.
ha
puntini sospensivi nella bocca
l’adulatore
giocondo,
chiama
lumi di senno, ma il ponte è avvinto all’edera e nemmeno domani sarà spostato.
parlano fra loro gli indovini -
parlano fra loro gli indovini -
verità
non pagate in conto. non si perdona.
il
fiato si gremisce di sillabe sino alla sua alfa errabonda
qui
tutto si fa l’eco,
e
cantiamo le nostre canzoni.
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