domenica 7 febbraio 2016

Francesca Moro, 4 poesie

Studio dell'Africa su una rosa, da una foto di C. Petruccelli
















Sulle metafore
17 gennaio 2012

è una camicia  che mi piaceva molto
questa
eppure le premesse erano altre
e non capisco
se io sono ingrassata
oppure
il tessuto nel lavaggio si è ristretto
fatto è che adesso mi toglie anche il respiro
di muoversi non ne parliamo affatto
ingessata
all’interno della trama
muovo solo  la punta delle dita
e digitare con affanno
la voglia
di trovare l’anima pia, che al posto mio
usi forbici ben affilate
e con sartoriale maestria
applichi un taglio netto alle giunture
ché non si sa mai,  magari dimagrisco
e la rimetto insieme
bella come prima



Cancer
5 marzo 2011

esplode nascosto il big-bang
che nel micro
origina nuova vita
incompatibile con quella pre-esistente
si fa largo, piano
cannibalizza spazio
                                                  e vita


inevitabile la guerra

senza regole né limitazioni
armi di ultima generazione
a volte
impotenti su chi sgomita
per vivere

recita una teoria
che siano senzienti

peccato non poter comunicare
potremmo stabilire la non belligeranza
insomma convivere
come la microflora intestinale
necessari l’uno all’altro
invece di distruggerci a vicenda



Tutte le volte che sei morta


Come quella volta  in culla
ho detto a tutti che dormivi
per sette lunghi giorni
con me annegata nel cuscino zuppo
in un risveglio di viscido terrore

ho avuto una proroga  da questa parte della vita
e per diciassette anni sei stata con me

forse in parallelo te ne sei andata davvero neonata
e in altra dimensione invece sei madre anche tu

ora torni a casa quando dormo
(e posso aprire porte d’altri mondi
con i sogni, e
il desiderio intenso di riaverti qui)

poi arriva l’alba
scura come una notte senza luna
scura come la morte

 

La risposta


Era nel verso
del come e del perché – allora
la rosa giunse  a vestire lo stelo
con le spine
estremo tentativo
non è dalla sostanza
delle cose -conosciute
né dalle curve e spigoli di esse
che il giorno
ci consegna al letto della luna
le coltri di velluto
lasciano i piedi al freddo
e liberi i  pensieri  di mentire
ché solo nella pietra dimora verità





Frantzisca Moro

3 commenti:

  1. La poesia di Francesca non si commenta né si interpreta. I suoi non sono versi che raccontano il dolore, è il dolore più crudele disciolto in versi.Quando arriva allo stomaco dà spasmi da togliere il respiro

    RispondiElimina

I COMMENTI SONO IN MODERAZIONE.
SARANNO PUBBLICATI SOLO DOPO MIA LETTURA.
GRAZIE, ELIA