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LA DOLCEZZA È RICADUTA
IN TE,
COME LA TRASPARENZA
DELL’ACQUA - E I POETI, E GLI AEDI
NON AVEVANO PIÙ PAROLE
–
LA FORZA DEI CIELI HA
SROTOLATO
IN TE I SUOI PAPIRI,
COME A RACCONTARTI,
L’ASPREZZA DI UNA VOCE, UNA LEGGENDA DI FUOCHI IN ARTE,
FUOCHI DI MOCCOLI,
FUOCHI NEGLI OCCHI
CHE SI SONO POSATI AL
TUO DOLCE PATIRE –
AMARTI SENZA FINE.
- E IL BRACCINO DEL
TELEGRAFO NON SI È MOSSO,
NON HANNO NEPPURE
CONSEGNATO LA POSTA:
NESSUNO HA SCRITTO
UNA LETTERA. NÈ UNA
SUPPLICA CON
LA CENERE DEGLI
INCENSIERI
DEL TEMPIO. I PIOPPETI
HANNO ONDEGGIATO AL GRECALE FUMANTE,
SALUTAVANO -
SEMBRAVANO SALUTARE DAVVERO.
SI TORCEVANO SINO A
CHINARSI AL CAVALLINO A DONDOLO
DEL RUSCELLO, MA NON
È PER TE CHE LI HO
AVVERTITI SOFFOCARE PREGHIERE, - PER SÉ -
LAMENTARSI E FORSE DI
UN’ALLEGREZZA CHIAMATA DAL FONDO DELLE TAVERNE
SOLO NOSTRA. SINO AL
LUOGO DELLE MILLE FONTI,
DOVE DIO SI ABBEVERA
ASSIEME AL SUO CAVALIERE. E UNA CARROZZA
È PASSATA, PRESA
DIRETTAMENTE DAL DEPOSITO DI
UN CENCIAIO. ADESSO
MEDITO DI
FACCENDE SINGOLARI,
- E DA UN PO’,
PERCHÉ MI SEI VENUTO
NEL CUORE
E LO CREDEVO IMPOSSIBILE, ANIMA GREZZA, DALLO
SGUARDO LUCIFERO
UGUALE A CHI SPIA
DALLA
SERRATURA UNA DONNA
CHE SI SVESTE
E SI IMBEVE DI SUONI
DI ZAGARE
E DI ACQUA DI ROSE
E LA PRIMA VOLTA CHE TI VERGOGNI NEL
VEDERE TUA MADRE
NUDA, I SENI BIANCHI
ANCORA IN FIORE, LA CURVA RICAMATA DELLE NATICHE
BELLA E DI GHIACCIO;
L’INGUINE IN CUI
GERMOGLIAVA IL CHICCO
DI CAFFÈ CHE TI HA FATTO NERO IL CAPO.
E CORRI ALLA CAPPELLA
DI SANT’ERASMO A CERCARE
UN INGINOCCHIATOIO, OH
SINCERO.
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ECCO, FA SOLE DIETRO
LA CIMA
CUCITA DEL MONTE,
- LE VECCHIE HANNO
SMESSO DI __CINCISCHIARE LE MALDICENZE
SMOZZATE, I MARITI
HANNO POSATO
LA SIGARETTA MEZZA
RISOLTA
DOVE CAPITA. PER TUTTO
IL TEMPO
IL RAME
FRESCO DI DUE FILI DI LUCE HA GIOCATO CON TE. IL TUO PIANTO DI BESTIA
MANSUETA A
RADDOLCIRE; NON È SENZA MENTE__ CHE NON
SUONI, ANZI PRIVO
DELLO
SCOMPIGLIO CHE AL
FONDO SPLENDE
INEBRIANTE DI LESSICI, TESORI SIGILLATI
DAL BACIO DELLA CERA
SANGUIGNO
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OH,
SOTTERRARE IL MIO VOLTO BRUCIATO, LE MIE MANI, I DRAPPI INNALZATI INUTILMENTE
PER GUERRE COMBATTUTE
FRA SÉ E SÉ E PER SÉ SOLTANTO, NELLA
TERRA
DI CUI –COME ME- SEI
FATTO. E GLI
AMORI SMARRITI -
PERDERE LA
CHIAVE DI CASA, FRA LE
CHIAVI DI TUTTE
LE CASE DEL MONDO
- SFUGGENDO L’INFINITO CHE HA L’AMPIEZZA
DELLA FANTASIA
FAMELICA, RECITA IL
GIOCO DI VIVERE.
QUI NELLE TUE GHIRLANDE TENERE, E LE TUE VESTI DI
LINO \PROFUMATE
ALLE
CAREZZE, \PER DESIDERARVI LA CURA \ DI UN FIO DI
ROSE
DISFATTE, \ BAMBINO.\
è così bella che ho "sopportato" anche l'ostica grafia!
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