Alan Stivell; Emerald |
e qui leggo che m’ami
e che m’odi e poi m’ami, e dici silenziosamente,
eterno dici, mentre sei fuga fra i
crampi della luce_ etnica, vulcana_
per l’antico sortilegio di quei versi…
bruciati
sulla lingua delle rose mai nate_ e che pure mi diedero in
dono
per vedermi danzare come una meridiana viva…
m’odi e m’ami
per l’antico incanto. angeli rose_
pietra
alla pietra che dai ,vangelo al vangelo
ma quello parlato dalle genti, scritto
dagli amanti
che fiati con gli occhi lievi di una musa
e m’elidono_ tanto io ti voglio la parola
che più non canto lo stupore di una lenta rovina.
rinuncia alla bella promessa,
ermione o di chiunque un
giullare ti dia il nome_
che t’amo e tendo coi serici fili l’innesto dei tuoi umori:
va’ al folto
cervo, cerva - dei pensieri - cervo, cerva.
fa’ un cerchio, un mondo...
sfinita su di uno spazio felice...
lì avvolgi il diamante della notte;
suona coi coltelli
ch’hai in dote il tamtam
di
stracci
del mio cuore nudo...
del mio cuore nudo...
*
i poeti
non sanno che solo scrivere
d’amore…
qui risallire alla piccola sala perduta
dove il re del sole ha dissipato i suoi
forzieri...
non c’è galera che vidi ma la vela aperta del tuo
senso, no... non c’è galera che vidi ma la vela
aperta_ non c’è galera che vidi, ma…
ma.
Ohhhh sono a terra stracciata, confusa, e un dilagare dentro che tracima da ogni poro...Elia, Elia...
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