martedì 15 marzo 2016

sidera



sidera



Foto di Francesca Moro




























  










spargere polvere d’argento la notte
come una fata sopra agli occhi di un bambino
chi? non io né tu. ma qualcuno per noi, a scandire
l’utile con grazie di lumi oscillanti.
ma è il sonno dei lumi troppo presto_
ma è il sonno di risate claustrofobiche...
è il sonno di troppe clausure sanguinate sui cortili
dove la parola è un segreto sussulto _ come una banderuola impazzita
amo la tua ipobole che mi rovina
perché il dì è una zolla di terra_ e terra è il mio respiro
e nella solitudine contralta voglio una bifora di uomini umani
una nicchia per pregare le mie voglie d’amore.
a noi nessuno rivolgeva la parola, eravamo come le mura di una cittadella
fummo involucri e mai prossimi all’origine,
all’argine violato

*
migliore è l’ubriachezza del poeta, migliore
di queste mani ansanti
che cercano la gioia di una universale elemosina
di una planetaria madre mnemosine
sola con la sostanza dell’infinito, seguendo il tentacolo delle stelle
agli uomini ignare,  gli spiritelli della poesia.


















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