sidera
Foto di Francesca Moro |
spargere
polvere d’argento la notte
come una fata
sopra agli occhi di un bambino
chi? non io né
tu. ma qualcuno per noi, a scandire
l’utile con
grazie di lumi oscillanti.
ma è il sonno
dei lumi troppo presto_
ma è il sonno
di risate claustrofobiche...
è il sonno di
troppe clausure sanguinate sui cortili
dove la parola
è un segreto sussulto _ come una banderuola impazzita
amo la tua
ipobole che mi rovina
perché il dì è
una zolla di terra_ e terra è il mio respiro
e nella
solitudine contralta voglio una bifora di uomini umani
una nicchia per
pregare le mie voglie d’amore.
a noi nessuno
rivolgeva la parola, eravamo come le mura di una cittadella
fummo involucri
e mai prossimi all’origine,
all’argine
violato
*
migliore è
l’ubriachezza del poeta, migliore
di queste mani ansanti
che cercano la
gioia di una universale elemosina
di una
planetaria madre mnemosine
sola con la
sostanza dell’infinito, seguendo il tentacolo delle stelle
agli uomini
ignare, gli spiritelli della poesia.
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