1
Nessuno, io lo giuro,
intese la resina, nessuno – propizia, medica -
l’oscura camelia aperta nel tuo lessico
né tantomeno
il forziere del suicidio serbante il relitto di una lieta
pazzia;
eppure trasparente martorizzavi con le labbra
un
cardellino passionale
non
per me solo,
fatto
d’aria e gli spilli ardenti
nei
tuoi occhi.
Furono
una notte vecchia a Napoli da cui tutte
Le
strade partono per fuggire.
fino
a fischiettare, tu, si,
Ragazzaccio
che scalci i sassi e i miei pensieri
I
piedi nudi, che non ti è facoltà
cacciarti
alla taverna.
2
Miriadi
di carri coperti
Si
accasciavano oziando con le giare
Le
mani dei mercanti alla seta
Ai
seni delle donne
Al
seguito dei baratti.
Sul
pontile con l’ugula della luna la voce di una vecchia si risveglia
da
un lungo torpore, il pontile, cespi di ginestracce
per
gli occhi che si imbarcano e poi seguire
pazzi
della morte – terra –
fauci
in agguato.
<<
Faccio luce, luce di specchio >>
Coperte
le tue spalle
Da
un avanzo di banderuola che fu una guerra
E
che ora è un campo di segala Con le braccia ti facevo
cintura
Per cento Notti e i piccoli bengala
Guizzanti
fra l’indice e il pollice
Come
la grande sorpresa dove i poeti bagnano
La
penna, chini ad essere
Sorgenti.
3
Fra
il roseto e il desiderio
-
brevi palpiti -
Le
tue mani erano ferite ai calici delle mie notti
A
me Un setaccio, a me l’oro degli sciocchi
Ogni
luna in ogni pozzo.
Sorseggiai
per te Le sillabe d’ebano stesse ai tuoi occhi per dire il
mai
degli amanti, mai: valle
dove
agonizzo
Con
il mio fiume gemello.
La
tua saliva nelle mie vene
Fino
a che il sangue apparve trasparente la mia
Gola
tagliata dell’anima
La
tua luce ormai senza bocca per le mie perle di vetro.
mi
promettesti, ci giocherò per sempre -
e
mi promettevi di mentire.
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