1
lungo
la muraglia
il
nitrito della cavalla screpola
il
bulbo oculare
dell’orologio;
la
torretta del santuario
tenuta
in piedi dalle mani delle monache, mai
avvizzite
che scorrono dentro
arpe
snervate
alla
muraglia è millimetrata
una
roggia per il perimetro intero,
al
fine dell’acqua e i topi che
ci
vanno a bere,
a
morire, con quella stramba cortesia che
hanno
di allontanarsi
dalla
colonia.
vi
è nel fossato a un certo punto
del
mio andare
,
2
non
si sa come
o
chi l’abbia ordinato, un sorbo massiccio
-
fortemente
come
di volontà anzi, desiderio.
sulle
cui foglie sottili
-
labbra dello spergiuro
io
mento l’amore di
tutti
i poeti
e
ti ho scritto poche lettere –
perché
almeno potessi allacciarti al suo
pensiero.
e crescono i sassi, portano
i
bambini le loro piume
da
qui, dalla fine del mondo,
con
la carta rimediata
riflessioni
parcheggiate in
doppia
fila.
il
tempo? oh, lui, dall’alto, dal basso
che
sia, sta - a condensare
esamina
con
l’anemoscopio il fulcro del tuo vento, scruta.
Ma
il tempo non getta semi
3
questo
ci hanno
insegnato
e il sorbo inverdisce
di
musco al tronco
-
peluria di ragazzino. e c’è chi al massimo conta
cadere
le foglie
invidia
maturare il frutto,
io
in attesa
che
invecchi, che si raffini il distillato;
secondo
la ricetta di una vecchia
sciamano,
per
gli ospiti miei
non
ufficiali, ombre,, finestre arrotolate al crepitio
dei
fuochi. stelle ilàri, stelline.
Nessun commento:
Posta un commento
I COMMENTI SONO IN MODERAZIONE.
SARANNO PUBBLICATI SOLO DOPO MIA LETTURA.
GRAZIE, ELIA