lunedì 21 marzo 2016

la semina



la semina


Foto di Sara Capomacchia





























  occhi dolenti
che non hanno mai visto
perché non hanno mai visto
tasche sfondate dal peso di un talento
incessante di sogno
*
ci calcola eternità di parte il desiderio
di una casa ludica, tenera guerra che ha bussato alla mia casa di vento…
come polvere e vento.
le piccole mele spaccate sul tagliere
di cedro a un fuoco di fine marzo
con il pane assurdo di un dolore rubicondo,
ne avevamo da spendere, beati di un odore di bucce
sui ceppi_
su uno stelo di canto, e c’eravamo tutti_
mia nonna è morta in gennaio
aveva fiori di colza fra i capelli, mio nonno
in aprile,
i suoi occhi migranti di sapone di colza e di fiori…
una vecchia prozia in dicembre o forse ottobre
mia madre lungo una sponda di biliardo, di fiume, non so...
i nervi fradici a godersi nel sentire
chiamare - sorella! - ebbra come la vittoria del rospo sul serpente_
anche io sono morta, e la poesia
geme in me come una selce viva
ora sono proserpina; porto a te il mio fuoco - dagli occhi brucianti
tu, per accendere gli alveari della parola
e tutti voi siete poeti, sulla soglia
di un respiro spezzato in un nugolo di stelle,
con il vostro latrato di cui io sola
conosco il tugurio nudo, turgido
come una magnolia,
e quando discendo all’inferno, da dove non posso mendicare
quest’ignoranza che non si rassegna, il mio sposo mi accoglie
con la fanfara della salvezza. mi chiama
immortale e mi
riempie di
giochi
perché mi ha visto
nascere e mi rigermina
come folle
urlante nell’amore che chiede in elemosina
ai miei versi.














1 commento:

  1. la tua ricchezza è intatta, anzi, cresce...
    un abbraccio Elia

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