mercoledì 16 marzo 2016

meridiana



meridiana


Meridiana - monastero di Glurk, (Austria)


































non so
ma anche spaziata per terra
ho bevuto il mio vino
di qualcosa, ceneri di versi, si, ma indemoniati, e forse slegano
dalle falde
la ritorta speranza della vita…
posseduta da una strana pazienza
dura come un agnello d’oro  non ho mai colto
la scienza di quella grazia delirante.
sì,
anche distesa sul mio amore ho attraversato ponti
sopra grandi venti di modifica:
turbinavano come speranze perché l’anima non ha il suo esodo
se alla vita non vari una resistenza.
cogliendo le rose che non vidi nei tuoi occhi
sotto la luna scesa sui letti
troppo sciocco è vagire sopra a una luna caduta
come trasmigrazioni o come paradisi o arcobaleni di iridi
arcuate…
vicino a questo velenoso evo di intese benedicimi_ _
che parla l’accento capillare di pure stelle inesauste
noiose stelle che non servono agli amanti… per credere in una guglia
infernale.
fummo tutti legati a quel grosso albero maligno
e non potemmo pronunciarci amore
l’un l’altro.
i poeti si schiantano di luce tipica,
bruciano un legno sacro per purificare le loro case
dai fantasmi di chi vive
ma non so chi abitò in questi veli forse una rupe celestiale
mi hanno condotta davanti a mille folli pupille
la smania di mondarsi irrisolti_
di chi fu stanco di profondi stridii ellittici
un rimedio sulle piaga lasciata al calice…
abbiamo malsane usanze_ come quella di aspettare che sia maturo
l’oro sulla bocca dei nostri figli
prima di dare un prezzo al loro cuore.













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