giovedì 31 marzo 2016

coda di lepre.

Foto di Veronica Iannotta


























non ero in me:
esclamai la luna forziere dei poeti;
vogliate perdonare,
signori...
la dismisura del suo sangue, con i suoi occhi di basilisco...
sono muso di lupo_ ho
coda di lupo pelle di serpe scarpe di tela
e cantate alla luna il vostro male negli dei...
danzarono sulla tela della mia dimora_
fu l’ultima casa, poi diedi al vento e vento fu
ogni cosa e fu miele. ho battuto le mie ore sopra
un tamburo di latta, soldatino di latta_  ho un cuore che s’infiamma
ho la nuda stoffa di troppi perché, madida di terra e di
preghiera.
prego a modo mio
prego, a modo mio
prego nel mio nodo.
Coda di lepre.

ma il mio cuore è un cuore di
vino, puoi cantarlo
come ti pare, non sembrerà mai un canto solito
e non puoi calcarlo
nel gesso.
il mio canto è un aedo, vogliate perdonare, signori, signore...
la superbia e la gola son peccati che nemmeno
vanno al confessore... 

*
il poeta celebra in sé il caos
i milleuno cosmi
il levante, l’ovest dei carri coperti
verso
il niente dorato,
a volte raglia come un somaro a forza di dire io io io…
poveri noi che abbiamo i ma i forse
i però urgenti

i gromi del silenzio che agitano i sintesisti alle 
loro tastiere
le nacchere ai tulle di fuoco!
e le chitarre di terra alla terra!

un cuore sintetico di luminanze,
i vani sfolgorii del pensiero ….

e fu quanto ebbe da dire, 
sul finire dell’estate,
sui solitari plasmati con le punte di fusi affilate...
voce di mondo <<ridete pure di lui se lo vedete 
passare, ha gli occhi già annacquati
di sidro, l'ugola di carta in cui ha scritto tutte le vostre canzoni>>

  
 

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