giovedì 25 febbraio 2016

macramè

Foto di Carmine Petruccelli















spesso nel pomeriggio

siedo nella mia cucina e parlo con il tuo padre eterno_ in una tazza da tè una risata
è un diluvio dell'universo_
una zingara felice mi insegnò il trucco
per preparare il tè delle foglie doro
e mi regalò un crine del suo
violino. il rubinetto gocciola_ e andrebbe
riparato_

*
la stanza è esposta a sud_ e innalzo il mio sangue felice
giocando allindovino_
in un attimo che dice di finestre, cedendo
il mio lasso in un afflato
vetroso_ poesia darredo e di corredo_ preghiera millefoglie che ci hanno messo sulle labbra.
in un attimo in cui ho ricevuto le tavole della legge
fra gli ingredienti delle gallette l ipotetica gioia si insapora_
che fai gioia laggiù distesa. vieni ad asciugarti
le ossa.

spesso nel pomeriggio prendo   
il con dio,   mi
 ha chiesto di  non dirlo. parola?   e mi prenderebbero per pazzo se si sapesse 
che gli  parlo, e gli  verso il mio 
tè d'oro   e  gli mostro  il mio volto allo specchio
in una sponda di luce che sboccia
e che non è simbolo di  niente:
ma  luce che fiorisce

 mi imprigionerebbero,
e  sono i primi  a invocare la sua grazia. ti
 ammazzano ogni giorno dopo che ti hanno preso; nemmeno so chi è questo 
mio ospite fortunello...
 

*
 l'ospite  ha scritto sopra a un esperanto  d'acqua
tutti i versi d'amore della terra,
tornerà domani.

ghirigori che non sarebbero 
mai bastati alla mia musica mi avvolgono e
il rivolo di vapore... quel soliloquio_scansata dallo spartito, permessa
a un moto di lenzuola nel vento   là fuori, _ fra i sottofondi che si portano ignoti
nelle tempie eternamente

sotto la luna ostrica _  
mi snocciolo in dislivelli senza assodare
il limite   di essere immortali
vivere in ordine alfabetico
sotto locchio che si culla dellaraucaria_ greggio tessuto del sangue_
o come l'elenco per la spesa.
recitiamo la parte scritta sul gobbo,
almeno ci hanno insegnato a leggere,
a parlare per bene nel megafono,
oltre il prospetto temporaneo lorlo di una  parola candita

per la soglia tangibile di numi alla rinfusa. basta un batterio per fare luniverso
melpomene
cleopatra  caino

il macramè abbellisce la credenza _  sulle 
mensole, fra le bomboniere
di cerimonie a cui non 
mi hanno invitato neppure.
la mia preferita è un  contrabbasso 
di legno, il manico dargento.
ogni notte mi confonde suonando una balera assurda e non mi lascia dormire. che
rabbia mi fa quel contrabbasso innamorato!
e che gioa pensare che è per me  che suona quella balera assura
e scrivo in esperanto i miei versi 
d'amore  




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