sabato 11 ottobre 2014








Dovrai berne prima o poi
di cirri di piume d’oca, uliveti intrisi di sudore,
parole di
grandi poeti che rapirono eserciti alle piane di là dai
fuochi nei templi di cassetta. da parte le
bilance per l’amore,
senza temere di essere banditi, noi -
O dubbi e pronuncia, né i                     trattati
in gabbie
per topi da preghiera
e la bianca corte degli avvocati: le nostre lacrime, -
io ti sfoglierò
fra le stelle il nome, come si fa con l’elenco
telefonico, o con l’Orlando Furioso
un ragazzino annoiato.

- la nostra civiltà in sella a un mulo –

e usavo una vecchia spilla
per tenere un garofano
sopra la camicia di lino, bianco, rosso.
perchè il poeta è vergine e lupa perchè il poeta è fatto di terra.
In un flaconcino d’inchiostro - 
 ci starebbe
tutto, - davvero.

in una mina di matita venuta fuori da un temporale,
in una biro, in un tagliaferro.

2
mi parve talora moneta il tuo nome, e
invece era il mio battito
sdrucito nel petto

pietra di attrito all’opera della luna
con le acque. mi

guidarono ombre accecate, fibre di buio
tessute per la nudità delle orecchie
e senza
orme né scarpe ai piedi
della branda. Il mio sangue sarà stato poca polvere, rilucerà la psiche, si
disperderà come ali di falena iridescenti alla luci del fanali
- uno splash – sopra il parabrezza -
e forse sono io. sono io la stella
che _porta il tuo nome.







Nessun commento:

Posta un commento

I COMMENTI SONO IN MODERAZIONE.
SARANNO PUBBLICATI SOLO DOPO MIA LETTURA.
GRAZIE, ELIA