lunedì 17 dicembre 2012

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La Vecchia




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Dimmi dolci le parole o l'aceto.

Parla i tuoi saetti, i tuoi bai cani, O Giove immonda.

Si sta caldi in un ventre di balena


superliminale oltre 

il super spazio


La tua Parola nella mia.


E alla fine li ho scritti i versi che sono

pettini, e pietre di sapone, per i pidocchi stretti, i miei veleni da scontare bevendo

ambrosia di seconda scelta.

Cose senza eternità nè fine, fatti

con gli elefanti sauri


sotto le torbiere dove gli scavafossi cercano

la più antica piramide dei Maya

10.351570 dicono,  


10.351570! dalle foto appiccicate ai barattoli

di latta per la mancia.


E giù con il piombo fino, ed è mattina.

Un colabrodo per filtrare

i tuoi pensieri,


Dimmi parole per risolvere, almeno, la terra fame. L'in_finito pat_tu_me

le gioiellerie A Ponte Vecchio, i sorci che rosicano

nella memoria di me patrizio e servo.

Il mondo è salvo stasera. Luci al

neon, anche le mie mani.


Sono fiaccole - Mr. Desir rimonta, stacca la marmaglia, e sul vecchio Paso Loco

taglia, spezza prende al volo la coda di volpe, di volpe, mi pare.

e sembra volerla ferire a morte

ma è solo paglia.


Che non prende fuoco.































































()   



I festanti sfregano le loro


zampette di mosca, e gli occhi dei ciechi che vedono più in là delle dita. Charles 

ha messo gli occhi su una strana, ha la dentiera  al posto


dell'anima. La vecchia che viene verso di me

gli viene incontro


bifocale,  Alla finestra nell'atrio del cinodromo.


______________


E allora dimmi parole che mi sollevano,

 _ fischio _di_ treno.




[]


____________



che  proprio lo fanno -  volare volare, l'inno nazionale 
delle galline. La sanno lunga ,
sai? e sono  più 
antiche della storia del pomo della 


discordia. Una balla di mitologia 

cum_temporanea


Ho sentito dire che alla fine non 

era un pomo, era un uovo.


- lupus in fabula -



Charles  si è dileguato in una toilette per 

rifarsi il naso, e vedere di scambiare il posto alla dentiera,

rimettere l'anima dov'è giusto

che deve.


Mi hai aperto in due come su fa con una pesca, mi vedi, 

verde sordo alle intemperie, e il mio cuore è un orcio d'oro finto, per 

l'attesa. Che luccica, che luccica

per salvarmi la vita


______________



Ingoio il nocciolo dopo averlo frantumato.

Ho il tempo Plastico iconografico

nel bicchiere da soldato

  che ora è per la cenere







//



Ciò che ci vorrebbe desso è un elastico. Matite, forcine, cartine 

da tenere insieme, penne USB spennata a un uccello 

che viene dritto del futuro


accendigas, la pipa sottile 

d'argento rubata in un bar in

Marocco,

un fuso per la lana, una Cross d'acciaio della GTE, il tagliaunghie, 

fiori di  cuoio, spille, spille e nessuna 

patria,


La voglia stinta di ammarare

con la mia scrivania.


Di elastici ne servono tanti, a ben vedere,

l'importante è che siano interi

circolari, solidi.


Cose che se ne 


vanno a zonzo per la stanza, come nel video di Cesare Cremonini.

alcune galleggiano alcune


restano sul soffitto assieme a qualche ragno,

altre sono il cuscino quando al

mattino ti alzi da sola


e pesa, e pesi il sole essenziale nella bottiglia

di profumo sulla mensola di fianco

allo specchio.


Sotto le putrelle arrugginite, io - che macchiano il cielo di Amsterdam.

Ci servirebbero davvero un paio di elastici, dico sul serio,  

che non si spezzano


Come le parole, come le parole.

Come le parole.














Elia, Michele Belculfinè
Jw=8


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